Il ciclismo estivo per l’amatore

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

Il periodo che comprende la tarda primavera e l’estate rappresenta l’apice della stagione ciclistica sia livello professionistico, per la presenza di competizioni come i grandi giri, che amatoriale, per l’incremento delle possibilità di praticare l’attività grazie al clima favorevole e alle molte ore di luce. La possibilità di poter pedalare dalle 6 alle 22 è un fattore facilitante.

Questo comporta, statisticamente, un maggior numero di uscite settimanali e un chilometraggio più alto per le singole uscite*.

Ma l’estate porta anche una serie di inconvenienti che possono compromettere il piacere e talvolta la salute del ciclista: calore, irradiazione solare, traffico, variabilità del meteo.

Mentre i professionisti sono assistiti sotto tutti i punti di vista e possono facilmente conciliare stile di vita, riposo e allenamento, per l’amatore di ogni livello si rende necessario attuare alcuni accorgimenti per ottimizzare la pratica in questo periodo.

Ecco, in sintesi, i punti su cui fare attenzione.

  1. La mattina presto è l’orario più fresco e solitamente con meno traffico. È bene ricordare che la reattività neuromuscolare nelle prime ore dopo il risveglio non raggiunge i livelli massimi pertanto è sconsigliabile eseguire allenamenti ad alta intensità. Se la seduta può durare al massimo 90′ si può sfruttare in modo ottimale con un lavoro lipidico, a digiuno, a intensità medio bassa (fondo lento/lungo o Z2/Z3 con misuratore di potenza). L’allenamento intenso a digiuno, in presenza di cortisolo a concentrazioni elevate come nelle ore mattutine, può portare a problemi di catabolismo muscolare e quindi è sconsigliato.
  2. In caso di uscite lunghe con partenza nelle prime ore del mattino è consigliabile fare una corretta colazione anche nel cuore della notte e poi tornare due ore a letto prima di partire oppure fare una colazione leggera a casa e sfruttare la prima ora per fare un lungo riscaldamento in cui introdurre anche la restante parte di calorie della colazione tramite barrette energetiche a contenuto misto.
  3. L’allenamento nelle ore centrali della giornata comporta un dispendio energetico ulteriore dato dalle necessità di termoregolazione. Il calore e l’irradiazione cominciano a essere importanti a partire dalle ore 10.00 e con la temperatura elevata, sebbene mitigata dall’aria (convezione), alcuni lavori ad alta intensità e bassa velocità (come le ripetute brevi in salita) possono portare ad affaticamento precoce. Il consiglio è quindi di fare sedute prolungate solo a intensità medio bassa (fondo lento/medio o Z3). In caso di allenamenti corti (massimo 70′), si può inserire una parte centrale con intervalli ad alta intensità (soglia o Z5/Z6) della durata breve, entro i 3′ con recuperi 1:1 (stessa durata di fase di spinta e recupero) o 1:2 per chi è meno abituato all’alta intensità.
  4. Le ore del tardo pomeriggio spesso sono le più calde, anche se l’irraggiamento è minore, per il riscaldamento prolungato del terreno e dell’aria. La sudorazione può diventare abnorme anche per l’umidità atmosferica. È necessario quindi idratarsi correttamente prima, durante e dopo la seduta, anche aggiungendo sali minerali in concentrazione ipotonica. Per il tipo di allenamento valgono le indicazioni per le ore centrali.
  5. Anche se ognuno è affezionato ai propri colori “sociali” o ai propri gusti, l’abbigliamento ideale per il ciclismo estivo è di colore chiaro, meglio se bianco, per le proprietà riflettenti la luce e il calore. Esistono poi materiali studiati, ulteriormente alleggeriti e traspiranti. Mezze maniche o spalla scoperta? La mezza manica protegge la spalla che solitamente è meno abituata all’esposizione solare. In caso di passaggio alla spalla scoperta, utilizzare un filtro solare se ci si allena nelle ore di maggior irraggiamento. Non dimenticare di proteggere naso e nuca. La salopette che copre addome e schiena è preferibile per i lunghi mentre per l’allenamento quotidiano un pantaloncino con elastico in vita migliora la traspirazione e la termoregolazione.
  6. Oltre al calore, un pericolo del ciclismo estivo sono gli sbalzi di temperatura dati dal salire in quota partendo dal mare o dalla pianura. Il caso più comune è il temporale estivo che, a 1500 slm, può abbassare la temperatura anche di 15 °C, con conseguente rischio di ipotermia nel caso ci si trovi bagnati a scendere lungo una strada di montagna a 80 km da casa. Anche la semplice discesa dentro un bosco, con la maglia bagnata, può portare a un rapido raffreddamento del corpo con conseguenti problemi. Quindi è raccomandabile coprirsi appena terminata la salita, anche se la temperatura non è bassa.
  7. La pioggia estiva rende le strade particolarmente viscide a causa delle polveri accumulate nei giorni e impastate spesso con gli oli meccanici o la gomma degli pneumatici. Prestare quindi attenzione alla cosiddetta “schiuma”, moderando la velocità, allungando la distanza da chi ci precede e anticipando le frenate.
  8. L’estate è la stagione in cui di solito l’amatore si avventura anche in giri lunghi, con superamento di passi montani e relativa lontananza da casa. In questi casi, dando per scontata una buona preparazione fisica e la corretta manutenzione del mezzo, è necessario attrezzarsi per stare fuori molte ore e far fronte a varie necessità e imprevisti. Si entra, in un certo senso, nell’ambito del cicloturismo.
Ciclismo estivo per l'amatore

Oltre alla dotazione standard (pompa o bombola CO2, gomma ricambio), ecco una lista del materiale consigliabile per le uscite distanti da casa:

  • cellulare carico impermeabile o protetto da custodia.
  • Antivento smanicato.
  • Impermeabile.
  • Denaro a sufficienza/carta di credito per rifornirsi di cibo e per un eventuale recupero in taxi.
  • Doppia borraccia.
  • Bustine o compresse di sali minerali.
  • Bustine di carboidrati da sciogliere in borraccia.
  • Barrette e gel proporzionati alla lunghezza del percorso.
  • Telino di emergenza per il freddo/caldo.
  • Camera d’aria supplementare se si va da soli o in gruppo ristretto.
  • Gonfia-ripara spray.
  • Luci posteriori e anteriori (esistono modelli leggerissimi a led) da utilizzare obbligatoriamente nell’attraversamento delle gallerie.
  • Cerotto a nastro telato che può servire per piccoli infortuni o per riparazioni di emergenza.
  • Pacco di fazzoletti di carta.

Per contenere il materiale si può optare per gli appositi zainetti (meglio se ergonomici per la bici) o a borsette da attaccare al telaio, soluzione questa che migliora il comfort, evitando il formarsi di eccessi di sudore sulla schiena.

Ricordiamo, a chi leggerà questa lista con un sorriso ironico, che a differenza dei professionisti, che solitamente si allenano o gareggiano con l’ammiraglia al seguito, l’amatore DEVE essere completamente autosufficiente sia dal punto di vista logistico che meccanico, oltre ad avere un’ottima conoscenza delle proprie capacità ATTUALI, per evitare spiacevoli inconvenienti oltre che noiose e dispendiose perdite di tempo.

Pertanto la sostituzione di una gomma o la regolazione della sella e del manubrio dovrebbero essere acquisiti prima di avventurarsi lontano da casa (si legga attentamente l’articolo sulla manutenzione del mezzo).

La possibilità di praticare con più frequenza non deve scontrarsi con i tempi di recupero e si deve evitare di sovraccaricare, soprattutto se il lavoro quotidiano comporta già un certo affaticamento muscolare e una certa esposizione al calore.

Oltre alla cura dell’alimentazione (attenzione agli stravizi “estivi” o viceversa all’iponutrizione), prendersi il giusto recupero se si avverte un progressivo affaticamento globale organico è fondamentale: non sono rari i casi si sovrallenamento estivo o di vero e proprio esaurimento fisico.

La passione non dovrebbe mai scontrarsi con la salute.

Buone pedalate estive!

* Cintia P., Pappalardo L., Pedreschi D. “Engine Matters”: A First Large Scale Data Driven Study on Cyclists’ Performance -2013

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L’alimentazione corretta nel ciclismo amatoriale e nel triathlon

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

Come, cosa e quando mangiare per la pratica efficace del ciclismo

La buona pratica del ciclismo, sia a livello professionistico che amatoriale, è legata a questi fattori:

  • formazione tecnica adeguata;
  • volume e intensità di allenamento commisurati al soggetto e agli obiettivi agonistici e/o salutistici;
  • adeguatezza del mezzo meccanico dal punto di vista biomeccanico e sua corretta manutenzione;
  • peso dell’atleta nei limiti salutistici o agonistici;
  • corretta alimentazione e integrazione quotidiana;
  • corretta integrazione e alimentazione prima/durante/dopo allenamenti e gare.

Questo articolo tratta di questi tre ultimi aspetti, con particolare attenzione alle strategie nutrizionali da mettere in atto durante i diversi tipi di allenamenti e gare.

Si consiglia, per una migliore comprensione dell’argomento, la lettura dell’articolo contenente l’ approfondimento sui dispendi calorici nel ciclismo.

Peso dell’atleta nei limiti salutistici o agonistici

Per individuare il peso ideale di un atleta occorre fare una corretta analisi della composizione corporea, valutando il giusto rapporto tra la componente magra e la componente grassa del corpo.

I valori di massa grassa ideali per mantenere un buono stato di salute, nei soggetti che praticano sport a livello amatoriale, sono compresi in un range che va dal 12% al 15% nell’uomo e dal 15% al 20% nella donna. Nell’atleta agonista si cerca di ridurre il più possibile la massa grassa per massimizzare il rapporto peso/potenza e migliorare dunque la performance e, nei top level si raggiungono valori al limite del fisiologico: 7% nell’uomo e 12% nella donna. I valori di massa grassa vengono determinati con tecniche gold standard come la DEXA o, più spesso, con metodiche meno precise come la bioimpedenziometria.

Corretta alimentazione e integrazione quotidiana

Una corretta alimentazione prevede la ripartizione bilanciata di tutti i macronutrienti nell’arco della giornata.

È pratica comune quella di fare una colazione troppo ricca di zuccheri e grassi saturi (cornetto e cappuccino), un pranzo sbilanciato in favore dei carboidrati e concentrare l’assunzione proteica soltanto a cena.

Questa impostazione, tipica della dieta dissociata, non è funzionale, tantomeno per lo sportivo che ha la necessità di mantenere un buon introito proteico durante tutta la giornata. Sarebbe quindi più funzionale inserire una buona fonte proteica almeno nei tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) associata a una fonte di carboidrati e di grassi. Non devono inoltre mai mancare la verdura e la frutta che, per il loro contenuto di minerali, vitamine e fibre, apportano notevoli benefici per la salute.

Una corretta alimentazione e un’integrazione mirata possono migliorare la performance dell’atleta e permettergli un migliore recupero dopo gli allenamenti e le gare.

L’apporto energetico consigliato è di almeno 45-60 kcal/kg/die per soggetti normopeso che si sottopongono a un moderato volume di allenamento (2-3 ore al giorno di esercizio intenso per 4-5 volte alla settimana), fino a 60-80 kcal/kg/die per soggetti normopeso che praticano un elevato volume di allenamento (3-5 ore al giorno di esercizio intenso diviso in 1 o 2 allenamenti per 5-6 volte alla settimana).

La ripartizione dei macronutrienti poi può variare a seconda del periodo agonistico in cui ci si trova. A inizio preparazione, quando il volume degli allenamenti è alto, ma è bassa l’intensità, è possibile ridurre la quota di carboidrati per facilitare la perdita di massa grassa e migliorare così la composizione corporea dell’atleta. Quando l’intensità degli allenamenti aumenta, occorre aumentare parallelamente la quota di carboidrati, che possono arrivare a coprire fino al 60% delle calorie totali introdotte. Non va trascurato l’apporto di proteine di alto valore biologico (15-20% delle calorie totali) e di grassi, che dovrebbero fornire dal 20 al 30% delle calorie totali.

Gli atleti amatoriali e professionisti, che si sottopongono a elevati carichi di allenamento, possono trovare giovamento nell’uso di integratori alimentari e la scienza applicata allo sport ha permesso di creare sport-drink e sport-food sempre più specifici e funzionali, da utilizzare prima, durante e dopo lo sforzo, che possono dare un supporto energetico e migliorare il recupero post-esercizio.

Tra gli integratori più utilizzati vanno annoverati quelli a base di carboidrati in polvere da sciogliere in borraccia, sotto forma di gel o di barrette, gli aminoacidi e le proteine in polvere.

Gli aminoacidi sono fondamentali per la salute delle cellule poiché sono i costituenti delle proteine del corpo e, la loro assunzione con gli alimenti o sotto forma di integratori, permette di mantenere un corretto turnover proteico, stimolando la sintesi di nuove proteine e permettendo di mantenere una buona composizione corporea e un buono stato nutrizionale. Le miscele più utilizzate sono quelle a base di aminoacidi ramificati (BCAA) ossia leucina, isoleucina e valina, ma le evidenze scientifiche ci dicono che sarebbe meglio utilizzare miscele contenenti tutti gli aminoacidi essenziali.

Un’altra categoria di integratori di cui si fa uso e abuso, è quella che comprende i cosiddetti micronutrienti, ossia vitamine e minerali. Esistono in commercio centinaia di integratori contenenti tutte le vitamine e tutti i minerali in quantità, talvolta, molto più alta rispetto al normale fabbisogno giornaliero. Nell’atleta vi è un’aumentata richiesta di minerali rispetto al soggetto sedentario perché molti di questi micronutrienti vengono persi con la sudorazione. Tuttavia la loro integrazione andrebbe sempre valutata caso per caso e a seconda delle condizioni climatiche in cui ci si trova. L’assunzione di integratori multivitaminici da parte di soggetti che seguono una dieta variata con 4-5 porzioni di frutta e verdura non sempre porta a un beneficio. È invece consigliata in soggetti che non mangiano frutta e verdura e che hanno una dieta molto restrittiva.

ciclismo nutrizione

Le regole base dell’alimentazione prima dello sforzo

L’ alimentazione e lo stato di idratazione influiscono significativamente sulla prestazione fisica e, di conseguenza, errori commessi a tavola possono compromettere sia l’allenamento che la competizione.

Quando programmiamo un allenamento, è molto importante gestire nel modo corretto il pasto che lo precede, introducendo un’adeguata quantità di carboidrati a medio-basso indice glicemico, proteine facilmente digeribili e una piccola dose di grassi mono- e polinsaturi.

Uno dei principali errori commessi è invece quello di consumare molti zuccheri e carboidrati ad alto indice glicemico, poche proteine e pochissimi grassi, portando inevitabilmente a esaurire il carburante (il glicogeno) già dopo pochi chilometri, facendoci avvertire quella sensazione di vuoto alle gambe e difficoltà quando dobbiamo affrontare una salita o un cambio di intensità.

Da un punto di vista fisiologico, questo avviene perché un consumo troppo elevato di carboidrati e zuccheri ad alto indice glicemico provocano un repentino innalzamento della glicemia stimolando il pancreas a secernere un’elevata quantità di insulina, che provocherà un brusco calo glicemico, definito ipoglicemia reattiva.

L’alimentazione nei giorni che precedono la gara o un allenamento molto impegnativo

Il consiglio generale è quello di incrementare il consumo di carboidrati già nelle 36-48 ore precedenti.

L’alimentazione dei giorni pre-gara deve contenere, oltre a un’elevata quota di carboidrati, anche una buona quantità di proteine e di grassi, ma deve essere povera di fibre e, per questo motivo, occorre ridurre il quantitativo di prodotti integrali e di verdure ricche di scorie.

Le linee guida dell’ISSN (International Society of Sport Nutritionraccomandano l’assunzione fino a 8-10 g di carboidrati per kg di peso corporeo, nelle competizioni della durata di 3-5 ore, per arrivare fino a 12 g di carboidrati per kg di peso corporeo per competizioni di ultra-endurance(granfondo e randonnée)

Per un atleta di 70 kg che si appresta ad affrontare una gara di questo tipo significherebbe un’assunzione di 650-700 g di carboidrati al giorno nei giorni pre-gara.

Molto spesso risulta difficile assumere tali quantitativi di carboidrati solamente dagli alimenti perché porterebbe a dover consumare una quantità di cibo molto grande aumentando il rischio di incorrere in situazioni sfavorevoli quali gonfiore intestinale e senso di pesantezza; per questo motivo, per raggiungere tali quantitativi si ricorre spesso anche agli sport-food e sport-drink (barrette e bevande) che, con piccoli volumi, forniscono elevate quantità di carboidrati e energia.

Il pasto pre-gara: attenzione a non esagerare!

Solitamente corrisponde alla colazione; deve avere orientativamente le stesse caratteristiche qualitative sia che si tratti di gare brevi (prova a cronometro/triathlon sprint/olimpico) sia per gare più lunghe (mezzo fondo/granfondo/triathlon medio o lungo).

Quello che cambia è il quantitativo di carboidrati da assumere sia nelle ore che precedono lo sforzo sia durante la gara.

La maggior parte degli atleti sono abituati a consumare una colazione a base di pane o fette biscottate con marmellata e/o miele, yogurt/latte (solo se ben tollerato) con cereali, frutta secca oleosa.

Alcuni prediligono invece la colazione “salata” con riso bianco condito con olio extravergine di oliva e qualche fetta di bresaola per bilanciare l’apporto proteico.

La tensione pre-gara spesso rallenta la digestione in modo soggettivamente variabile, è quindi consigliabile consumare il pasto pre-gara almeno 3 ore prima della partenza.

L’idratazione

Di fondamentale importanza è gestire correttamente l’idratazione giornaliera e, soprattutto, nelle ore prima dello start, perché una condizione di ipoidratazione già alla partenza comprometterebbe la prestazione in particolar modo nelle gare che si corrono a temperature elevate.

Per capire se ci troviamo in condizioni di normoidratazione o ipoidratazione, un metodo da “campo” abbastanza valido è quello di controllare il colore delle urine; se troppo scure, può voler dire che siamo in una condizione di ipoidratazione e occorre reidratarsi bene con acqua e sali minerali. Nel caso in cui il colore delle urine sia chiaro e tendente al trasparente, ci troviamo in una condizione di normoidratazione e possiamo procedere a idratarci con acqua nella quantità di circa 5-7 ml per kg di peso corporeo nei 90 minuti che precedono la partenza (350-400 ml in un atleta di 70 kg).

La tensione pre-gara provoca un aumento della diuresi e un maggior consumo di glucosio e, per questo motivo, è consigliata l’assunzione della così detta “razione d’attesa”, ossia una piccola quota di carboidrati a basso indice glicemico (30g circa) da sciogliere in acqua da assumere nei 45-60 minuti prima della partenza. Esistono in commercio integratori a base di carboidrati a basso indice glicemico (come isomaltulosio) studiati appositamente per il pre-gara.

Corretta integrazione e alimentazione durante gli allenamenti brevi e medi da 1 a 3 ore

Durante gli allenamenti possono essere testati gli integratori che verranno poi utilizzati in gara.

Per allenamenti che durano meno di due ore può essere sufficiente un pasto bilanciato con una buona fonte di carboidrati, una piccola fonte di proteine e di grassi, nelle 2 ore che precedono la seduta. L’integrazione, infatti, non sempre è necessaria e potrebbe essere costituita semplicemente da una modesta quantità di carboidrati (30 g/h) da sciogliere in borraccia e da assumere a intervalli di 15-20 minuti.

Nelle gare di ciclismo molto brevi e intense come le prove a cronometro o nel triathlon sprint, l’integrazione con alti quantitativi di carboidrati può risultare, in alcuni casi, inutile o controproducente. Possono tuttavia essere sorseggiate bevande ipotoniche (30-40 g in 500 ml di acqua) a base di carboidrati.

Per allenamenti che superano le 2 ore, occorre aumentare l’ingestione di carboidrati fino a 60 g per ogni ora di attività mediante l’assunzione di carboidrati liquidi da sciogliere in borraccia, gel e barrette. Se l’allenamento dura diverse ore e l’intensità non è eccessivamente alta, è possibile consumare piccoli panini al latte/all’olio con prosciutto.

L’alimentazione per allenamenti duri e gare tra le 2 e le 4 ore: mezzofondo, triathlon olimpico e medio.

È necessario fare un carico maggiore di carboidrati nel pasto che precede la seduta e risulta molto importante integrare circa 60-80 g di carboidrati per ogni ora di gara, per preservare le riserve di glicogeno e mantenere un bilancio energetico positivo. Il consiglio è quello di assumere sia integratori liquidi, formati da una miscela di carboidrati a diversa velocità di assimilazione (glucosio, fruttosio, maltodestrine, ciclodestrine, isomaltulosio), sia di barrette o alimenti contenenti carboidrati, pochi grassi, poche proteine e pochissime fibre. Alcuni tipi di barrette, studiate per le lunghe distanze, sono arricchite con aminoacidi o proteine per prevenire il catabolismo muscolare e migliorare il senso di sazietà.

L’alimentazione per gare oltre 4 ore: granfondo, triathlon lungo

Per questo tipo di sforzo è necessario integrare fino a un massimo di 90 g di carboidrati per ogni ora di attività e, oltre a carboidrati in forma liquida e alle barrette, può essere vantaggioso assumere cibi solidi e leggermente salati come pane al latte o all’olio con prosciutto.

Nelle gare di triathlon oltre la distanza olimpica occorre programmare nel dettaglio le strategie di integrazione per prevenire bruschi cali energetici e problemi gastrointestinali. Nella zona cambio, sia in T1 che in T2 è possibile assumere piccole quantità di gel a base di maltodestrine che hanno tempi di assorbimento piuttosto veloci, garantendoci una ripresa delle energie dopo ogni frazione.

Il momento migliore per integrare anche i cibi solidi è la frazione in bici ed è fondamentale, soprattutto in questa fase, assumere i suddetti 60-90 g di carboidrati per ogni ora di gara. Chiaramente, per la maggior parte degli atleti, poter gestire l’integrazione diventa molto difficile nella frazione di corsa, nella quale lo stomaco si trova a essere costantemente sollecitato e, difficilmente si è in grado di assumere cibi solidi e, talvolta neanche liquidi. Occorre quindi allenare l’intestino a tollerare questi carichi di carboidrati sin dalle fasi preparatorie, in modo da poter gestire al meglio il momento gara.

Corretta integrazione e alimentazione dopo allenamenti e gare

Nel post-allenamento o nel post-gara, la prima cosa da fare è reidratarsi correttamente e assumere una giusta quantità di carboidrati, in questa fase ad alto indice glicemico, e proteine per ripristinare velocemente i corretti livelli di glicogeno e favorire la ricostruzione delle fibre muscolari. L’ideale è iniziare immediatamente per sfruttare la finestra metabolica indotta dallo sforzo. Molto spesso, all’arrivo, vengono fornite bevande come Coca-Cola o energy drink che, grazie all’elevata quantità di zuccheri, permettono di ripristinare le riserve di glicogeno muscolare ed epatico in tempi brevi. Il pasto di recupero post-allenamento/gara diventa fondamentale quando ci si sottopone a continui allenamenti o gare a tappe e vi è la necessità di recuperare le energie il prima possibile. Dopo l’arrivo, oltre al consumo immediato di bevande zuccherate, si procede poi al reintegro di carboidrati (prevalentemente amidacei) da cibi solidi come riso, pasta, patate lesse. È consigliato assumere anche una buona fonte proteica come carne, bresaola o pesce per soddisfare il fabbisogno proteico. In questa fase, per evitare di assumere una quantità di fibre troppo eccessiva, andrebbe limitato il consumo di verdure a foglia e di prodotti integrali.

Crediti

DANILO AZARA

BIOLOGO NUTRIZIONISTA

info@centronutrizione.com

ALLENARSI CON IL MISURATORE DI POTENZA PT.4 – La stima del carico di stress allenante e considerazioni finali

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

Segue da… https://preparazioneatleticapersonalizzata.com/2018/10/26/allenarsi-in-bicicletta-col-misuratore-di-potenza-power-meter-parte-3/

La stima del carico di stress allenante

Con i valori che abbiamo a disposizione è poi possibile calcolare lo stress organico provocato dalle singole sedute attraverso il Training Stress Score (TSS).

TSS = [(s x NP x IF) / (FTP x 3600)] x 100

  • s: durata della seduta in secondi
  • NP: Potenza Normalizzata in watt
  • IF: Fattore di intensità della seduta
  • FTP: valore attuale di soglia funzionale.

Per esempio: prova di 150′ con 300 watt di NP in atleta con 330 watt di FTP

TSS: [(9000*300*0,9)/(330*3600)]*100 = (2430000/1188000)*100 = 204,54.

La cifra ottenuta quantifica il “volume-allenante” totale della seduta e può essere utilmente utilizzato dal preparatore per graduare la progressione dell’aumento di carico nel corso delle settimane di programmazione.

A seconda del livello dell’atleta i tempi di recupero variano in base al TSS che, comunque, va sempre relazionato all’ IF nella valutazione complessiva del carico.

 

tss e if
L’ANDAMENTO DEL TSS E DELL’ IF IN UN DATO PERIODO DI TEMPO (IMMAGINE TRATTA DA GOLDEN CHETAAH (R)

Allen e Coggan suggeriscono questi parametri:

 

  • TSS <150: recupero completo in circa un giorno
  • TSS  150-300: recupero parziale in 24 ore, completo in 48
  • TSS 300-450: recupero completo nel terzo giorno
  • TSS >450: recupero completo nel quarto giorno e oltre.

Nella pratica, per atleti amatori è conveniente considerare 24 ore ogni 100 punti di TSS.

Rispetto alla corsa a piedi, i tempi di recupero nel ciclismo non sono influenzati dagli impatti al suolo e dalle microlesioni muscolari provocate dalle contrazioni eccentriche, ma soprattutto dalla deplezione delle riserve energetiche (glicogeno) e dalle variazioni ormonali. Lavori a intensità basse sono quindi praticabili successivamente a carichi di lavoro intensi.

Nel caso di professionisti impegnati in grandi corse a tappe, tramite adeguato reintegro energetico e trattamenti massofisioterapici è possibile ripetere prestazioni fortemente tassanti per molti giorni di seguito.

Considerazioni finali sull’uso del misuratore di potenza

Come ogni strumento tecnologico anche il misuratore di potenza ha dei limiti strutturali e funzionali.

In quanto strumento di misura, il misuratore di potenza restituisce valori “veri” relativamente alle condizioni di misurazione istantanee e con una precisione variabile in base alla sua qualità costruttiva. Le oscillazioni tra un misuratore di potenza e l’altro possono essere anche del 5%.

La calibrazione statica a ogni uscita è necessaria a verificare l’allineamento dei sensori; quella dinamica serve invece a ritarare il sistema al variare delle condizioni di temperatura e umidità che possono influire sull’estensibilità dei materiali.

Esistono apparecchi estremamente evoluti che rappresentano il “gold standard” per la misurazione e vengono impiegati dalle squadre professionistiche per il loro elevato costo, ma che danno una maggiore affidabilità nel confronto tra i vari atleti.

Ovviamente un margine di approssimazione esiste sempre.

Il grande vantaggio rimane comunque la possibilità di monitorare le variazioni relative delle prestazioni nel tempo nello stesso atleta con la stessa bici e lo stesso misuratore di potenza.

Il compito dell’atleta e del suo preparatore è quello di comparare la potenza con tutti gli altri dati a disposizione: velocità media e di picco, frequenza cardiaca, tempi di percorrenza di segmenti fissi, test su distanze standard, così da avere un quadro sempre più completo della condizione atletica e poter lavorare sui punti deboli o esaltare i punti di forza in relazione all’evento agonistico che si sta preparando.

Bibliografia

Allen H., Coggan A., Training and racing with a power meter, Velopress, Boulder Colorado 2010, seconda edizione.

Esposito G., Caporali C., Triathlon il manuale (Italian Edition); edizione del Kindle

ALLENARSI IN BICICLETTA COL MISURATORE DI POTENZA (POWER METER) parte 3

potenza nel ciclismo
Distribuzione della potenza nelle varie zone durante un allenamento 

Poiché l’erogazione della potenza sui pedali è irregolare (“stocastica” secondo la definizione di Allen), con picchi (se il ciclista si alza in piedi o accelera l’andatura) e momenti di pausa della pedalata (in discesa, dove i watt sono 0), la potenza media di una seduta o di un frammento di essa non è più un dato affidabile sull’impegno metabolico.

Per ovviare a questo problema è preferibile considerare la potenza normalizzata (Normalized Power) siglata NP.

L’algoritmo di calcolo della NP “smussa” i picchi e gli 0 che falsano la potenza media, prendendo in considerazione i valori a blocchi continui di 30” a partire dal 30mo secondo di pedalata (tempo in cui il meccanismo anaerobico alattacido ha già esaurito la sua spinta). Il ciclocomputer e i software di analisi calcolano la NP istantaneamente.

Pertanto la NP quantifica in modo più preciso il reale livello di durezza dell’allenamento, come se esso fosse stato svolto in condizioni standard come al cicloergometro, in pista o, caso più frequente, su una lunga salita regolare e continua.

Per chi è abituato al ragionamento matematico apparirà chiaro che quanto più lo sforzo erogato è costante e regolare, quanto più la potenza media tenderà a sovrapporsi alla potenza normalizzata.

In condizioni sperimentali, con atleti tecnicamente abili, si ha quasi la perfetta equivalenza dei valori (per esempio, in una prova a cronometro pianeggiante o nelle prove individuali in pista come il record dell’ora).

I preparatori, nell’impostare i programmi di allenamento, suggeriscono all’atleta di controllare la NP media della singola frazione (NP/giro) della seduta affinché essa che si collochi nella zona desiderata.

Il rapporto tra la NP e la FTP di una intera seduta si definisce fattore di intensità (intensity factor)

Fattore di intensità = NP/FTP

Esempio:

  • NP: 300 watt
  • FTP: 330 watt

IF=300/330 = 0,90 approssimato.

L’IF indica perciò il livello di intensità della seduta e ogni tipologia di gara o allenamento ha un tipico IF che lo caratterizza:

  • livello 1, recupero attivo: <0,75: seduta di recupero attivo o gara di granfondo
  • livello 2, Resistenza: 0,75-0,85: seduta di fondo o gara di granfondo
  • livello 3, Tempo o Medio: 0,85-0,95: sedute intense e gare fino alle 2 ore e mezzo
  • livello 4, Soglia del lattato: 0,95-1,05: gare ad alta intensità: criterium, triathlon sprint, prove a cronometro di media lunghezza
  • livello 5: 1,05-1,15 prove a cronometro brevi
  • livello 6 superiore: >1,15: cronoprologhi, inseguimento in pista, chilometro da fermo

Ne consegue che, a seconda del tipo di competizione sarà necessario mantenersi nel livello di IF adeguato, calcolato sui dati più recenti, pena una errata condotta di gara con conseguente esaurimento delle energie in caso di “partenza suicida” o, viceversa, caso più raro, di prestazione sottodimensionata.

segue…

Gli allenamenti di forza nel ciclismo: SFR-PFR – RFR – Parte 1

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti

Pedalare: un semplice “atto complesso”

Forza nel ciclismo

Il ciclismo agonistico, sia professionistico che amatoriale, prevede uno sforzo fisico complesso con componenti diverse. A seconda del tipo di competizione (gara a tappe, corsa in linea di un giorno, gara su circuito, cronometro, granfondo) l’impegno fisico richiesto può essere decisamente differente.

In considerazione di questo si è creata una specializzazione abbastanza netta in base alle caratteristiche peculiari dell’atleta che potrà essere un passista, uno scalatore, un cronoman, un uomo da corse a tappe o da classiche di un giorno. Atleti polivalenti (Coppi, Indurain, Armstrong, Nibali, Contador, Froome) sono rari e rappresentano la massima espressione del ciclista.

Le componenti dello sforzo ciclistico possono essere sintetizzate in:

ESPRESSIONI DI FORZA: ovvero modalità e intensità di applicazione della forza sul pedale, in cui la componente neuromuscolare è prevalente.

INTENSITÀ METABOLICHE: ovvero il carico che i sistemi biologici di produzione dell’energia devono sopportare per produrre un determinato tipo di lavoro.

In questo articolo verranno trattate sinteticamente le modalità di allenamento ciclistico della forza e verrà spiegata la codifica delle sigle.

Le sigle non rispettano il linguaggio tecnico accademico, ma appartengono al linguaggio tecnico del settore da lungo periodo.

Espressioni di forza nel ciclismo

La forza è la capacità motoria di opporsi o vincere una resistenza grazie alla contrazione muscolare.

Le espressioni di forza si distinguono in base all’intensità esercitata sul pedale e alla frequenza di rotazione.

In sintesiespressioni di forza nel ciclismo

Circa la frequenza di pedalata è necessario precisare che i valori di cadenza sono da considerare in relazione ad una potenza costante, ovvero a parità di potenza espressa, si esprimerà la forza massima se la cadenza è bassa o viceversa si lavorerà sulla forza rapida se la frequenza è molto elevata.

Le varie specialità del ciclismo necessitano di percentuali variabili di queste espressioni di forza con prevalenza di un tipo o dell’altro. Una corretta metodologia di allenamento prevede lo sviluppo delle varie forme, coerentemente con gli obiettivi dell’atleta e con le sue caratteristiche individuali (carenze o punti di forza).

Nota bene: nel gesto tecnico della pedalata l’applicazione della forza è inversamente proporzionale alla frequenza di pedalata (cadenza): a parità di rapporto usato (es. 53-18), la forza applicata è più alta se la cadenza è più bassa.

La diretta conseguenza di ciò è, per esempio, l’utilizzo di rapporti agili in salita per mantenere una frequenza alta e diminuire la necessità di forza.

Applicazioni sotto il 35% della forza massima non sono considerate allenanti.

Tre metodi per lo sviluppo della forza (SFR-PFR-RFR)

SFR – Salite Forza Resistenza

Consistono nel pedalare in salita (4-5%) con duro rapporto a frequenze di 40-50 RPM (rotazioni per minuto) per frazioni di tempo crescenti da 1′ a 5′ e recupero di pari lunghezza a rapporto agile. L’esecuzione corretta è da seduti, senza trazionare sul manubrio ed esercitando il gesto della pedalata rotonda.

Variazioni moderne del metodo originario prevedono anche la posizione in piedi.

La vasocostrizione locale che si determina provoca un aumento locale della concentrazione di acido lattico (Takaishi et al., 2002). Accumulo e successiva rimozione del lattato sono, in ultima analisi, il fattore allenante di questo metodo risalente alla metà degli anni ’80 e inventato da Aldo Sassi (sono state utilizzate in occasione del record dell’ora di Francesco Moser a Città del Messico). La frequenza cardiaca rimane decisamente sotto la soglia anaerobica e questo rende l’esercizio ben tollerabile mentalmente, inseribile nelle fasi pre-agonistica e agonistica, fino a due volte alla settimana

PFR– Pianura Forza Resistenza

Consiste nel pedalare seduti in pianura o su falsopiano in lieve salita (2-3%) con duro rapporto a frequenze di 50-60 RPM per frazioni di tempo variabili da 2′ a 5′ e recupero di pari lunghezza a rapporto agile.

Esse sono una variazione delle SFR, con lo stesso scopo, ma con un aumento del coinvolgimento metabolico, dato dall’aumento della frequenza di pedalata che determina un maggior innalzamento della frequenza cardiaca che rimane comunque sotto la soglia anaerobica. È un lavoro inseribile nelle fasi di preparazione generale, pre-agonistica e agonistica, fino a due volte alla settimana.

RFR– Regressioni di forza

Questo metodo è un ponte tra le esercitazioni di forza pura e le esercitazioni metaboliche.

Dopo un buon riscaldamento iniziale si affronta da seduti una salita regolare e leggera (3-4%) con bassa cadenza (40 RPM) come in SFR. A intervalli prefissati (da 1′ a 2′) si scala di un dente col cambio posteriore, rendendo la pedalata più agile, ma mantenendo la stessa potenza (se si utilizza il potenziometro) o la stessa velocità (in modo più approssimativo). A ogni step, fino a raggiungere 100 RPM e oltre, la forza applicata la pedale sarà minore, ma aumenterà il coinvolgimento cardiorespiratorio fino al raggiungimento del valore di soglia anaerobica.

Una variante è la regressione di forza alternata (RFR/alt) in cui a ogni step si passa, senza recupero, da 45 RPM a 90 RPM, mantenendo potenza o velocità invariate.

Lavoro tipico delle fasi pre-agonistica ed agonistica, ben tollerato e recuperabile, solitamente inserito non più di una volta alla settimana.

Segue…

Bibliografia

Tacchino: “Obiettivi, tipologie e mezzi di allenamento nel ciclismo agonistico” seconda edizione Calzetti e Mariucci, Nov. 2015.