Ciclismo: stare a ruota, gruppo e scia

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

Il ciclismo è uno sport individuale che si svolge in gruppo. Infatti, se è vero che durante lo sforzo di allenamento e di gara ognuno fa i conti con la propria fatica, l’influenza “fisica” di compagni di squadra o avversari crea una moltitudine di situazioni che debbono essere conosciute e gestite, sia per l’incolumità degli atleti che per il miglioramento della performance.

Una necessaria premessa di legge!

Procedere in gruppo su strade aperte al traffico è vietato dalla legge.

Il “Nuovo codice della strada”, decreto legislativo 30 aprile 1992 n. 285 e successive modificazioni, nell’Art. 182 che riguarda la circolazione dei velocipedi,  al comma 1 recita:

i ciclisti devono procedere su unica fila in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due; quando circolano fuori dai centri abitati devono sempre procedere su unica fila, salvo che uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell’altro”.

Pertanto le tecniche e gli esercizi proposti sono da intendersi per esclusivo utilizzo in gara, con traffico chiuso, su strade private o su piste appositamente riservate agli allenamenti.

La scia

Ciò che caratterizza il pedalare con altri ciclisti è la possibilità di sfruttare la cosiddetta “scia” o “draft”, ovvero la riduzione della richiesta energetica creata dal movimento di chi precede. In gergo tecnico si dice: stare a ruota.

ciclismo gruppo e scia

Il grafico mostra chiaramente come, all’aumentare della velocità di marcia, la richiesta energetica aumenti in funzione esponenziale, sia per il ciclista che “tira” che per quello che è in scia.

A partire da circa 16 km/h la richiesta energetica del ciclista “a ruota” comincia però a crescere in misura minore per la riduzione dell’attrito dell’aria e per l’effetto di portanza determinato dalla legge di Bernoulli.* All’aumentare della velocità, il vantaggio diviene sempre maggiore.

Andando sul lato pratico, questi sono i dati sul risparmio percentuale nel VO2max impiegato a una velocità di 40 km/h in condizioni sperimentali di aria ferma (velodromo coperto).

Nel caso in cui il vento soffi in senso esattamente opposto alla marcia, il ciclista che tira, quindi esposto, avrà una resistenza pari alla somma della sua velocità e della velocità del vento. A 35 km/h con 15 km/h di vento a sfavore, il risparmio del ciclista che sta a ruota è quello che avrebbe con un’andatura di 50 km/h in condizioni di aria ferma. Considerando questi dati si capisce l’importanza del l’uso consapevole e corretto delle scie.

Vediamo ora la tecnica più semplice.

La fila singola

In questi casi (aria ferma e vento contrario), la tecnica migliore per affrontare la corsa in un gruppo ristretto (3-4 corridori), è la fila singola. Può essere utilizzata in una fuga o in cronometro a squadre di 2-4 componenti.

Il corridore 1 apre la fila e tira per il tempo scelto, quindi si sposta di lato in modo che il corridore 2 vada in testa a tirare. Il corridore 4 si fa sorpassare gradualmente per mettersi a ruota del 3 scorrendo lungo la fila.

ciclismo gruppo e scia

Il tempo consigliato per stare in testa dipende da vari fattori.

Strategia della squadra in caso di gara a cronometro: in questo caso il tempo è proporzionale alla potenza dell’atleta, quindi i più forti tireranno per più tempo per mantenere alta la velocità media mentre i più deboli tireranno per tempi minori, nei tratti tecnici come curve o rotonde ed in salita.

Ragionevolmente, per atleti evoluti, la potenza di pedalata del capofila dovrebbe essere in zona anaerobica bassa (z6), ovvero tra tra il 120 ed il 130% dl valore di FTP e durare non oltre 20”’-30” in modo da evitare l’eccessivo accumulo di lattato. È inoltre necessario non “strappare” ovvero non imprimere brusche accelerazioni nel momento in cui si passa in testa.

Il procedere dei cambi, dovrebbe essere sempre fluido. In caso di atleti con un certo divario di potenza, ad esempio nelle cronometro a squadre miste e amatoriali, i più forti potranno tirare per tempi più lunghi, ma con minore potenza, scendendo in Z5 (vo2 max) in modo da permettere agli altri di sfruttare maggiormente la loro velocità media. Questi andranno poi a recuperare in fondo alla fila per far scendere la concentrazione di lattato ematico e poter nuovamente rialzare la media nel momento in cui saranno nuovamente capofila.

ciclismo gruppo e scia

Nella figura si può osservare la diminuzione repentina di potenza al 5° minuto, a parità di velocità, dovuta al passaggio dietro il compagno di squadra durante una gara a cronometro/coppie.

Caso di fuga con componenti di squadre diverse: il tempo in testa alla fila è dettato da strategie più complesse. Se il gruppo è composto da atleti che hanno tutti l’interesse di staccare il gruppo di inseguitori, si comporteranno come una squadra sola a cronometro, prendendo una sorta di accordo temporaneo, per poi giocarsi la vittoria negli ultimi chilometri o in tratti di salita.

Nel caso in cui un atleta in fuga abbia un compagno nel gruppo degli inseguitori che abbia possibilità di vittoria, può decidere (ma spesso la scelta è obbligata dalle strategia del direttore sportivo) di “saltare un cambio”, ovvero non tirare al suo turno spostandosi, oppure mettersi a tirare a velocità più bassa in modo da rallentare comunque la media del gruppetto e favorire il ricongiungimento. La tensione psicologica in queste situazioni può essere notevole. Questa strategia è ovviamente applicabile solo a certi livelli di esperienza che raramente si riscontrano nel ciclismo amatoriale comune, se si eccettuano le squadre composte da ex dilettanti o ex professionisti.

Bibliografia di riferimento: D. Fiorin, F. Vedana, “Tecnica e tattica ciclistica”  ed. Elika, 1998.

 

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Il consumo calorico nel ciclismo

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

La stima del consumo calorico del ciclismo è influenzata da questi parametri:

  • Durata dello sforzo: ovviamente più si protrae, maggiore è la necessità energetica.
  • Peso dell’atleta: maggiore è il peso, più energia è necessaria per raggiungere e mantenere la velocità.
  • Intensità della pedalata espressa come potenza media: in passo calcolata in modo teorico e attualmente misurabile con buona precisione attraverso l’uso dei misuratori di potenza.
  • Efficienza metabolica individuale: dipendente da fattori biologici come distribuzione delle fibre muscolari (lente ossidative – intermedie – veloci glicolitiche), densità mitocondriale, capillarizzazione muscolare,
  • Efficienza tecnica individuale, ovvero l’abilità nel condurre il mezzo meccanico, la rotondità della pedalata, la gestione mentale dello sforzo, la rilassatezza nei distretti muscolari meno coinvolti.
  • Peso ed efficienza del mezzo meccanico: in questo caso un mezzo più performante, leggero, aerodinamico e biomeccanicamente adatto alle caratteristiche del ciclista permette di consumare meno a parità di performance.
  • Tipologia del percorso o della gara: si riscontrano notevoli differenze nei consumi tra prove con e senza scia (gara in linea o a cronometro), presenza di salite, presenza di vento in direzione favorevole o sfavorevole, superficie (liscia in pista, accidentata come il pavé).

Per costo netto si intende l’energia spesa per spostare il corpo e la bici per il tempo dello sforzo, escludendo il metabolismo basale, quello per i processi digestivi in itinere e quello di recupero post esercizio (Epoc).

Esso si può calcolare molto più facilmente da quando si è diffuso l’uso dei misuratori di potenza che,  attraverso il calcolo dei watt generati dalla spinta sui pedali, riunisce in un solo dato i parametri di durata, peso dell’atleta e del mezzo, intensità di pedalata, tipologia di percorso.

Il dato fondamentale da considerare è la Potenza Media (PM) dell’intero allenamento o gara.

Ricordiamo che la potenza si misura in Watt (W) ed esprime il lavoro nell’ unità di tempo:

potenza media

Moltiplicando la potenza media per i secondi di sforzo si ottiene il lavoro svolto, espresso in Joule (1 J= 1 Newton x 1 m).

Esempio generico

PM: 200 W

Durata: 60 minuti = 3.600 secondi

200 x 3.600 = 720.000 Joule = 720 Kjoule

1 kcal (chilocaloria) equivale a 4.186 Joule (4,186 Kjoule)

720.000/4.186= circa 172 kcal

Questo valore mostra il lavoro che gli organi di trasmissione hanno subito, ovviamente con l’approssimazione data dalla precisione del mezzo di misurazione (intorno +-2,5%).

Il costo energetico però deve considerare il “rendimento”  (η)  della macchina umana in quel tipo di sforzo, ricordando che per il 1° principio della termodinamica, l’energia totale nelle trasformazioni rimane invariata ma una parte può essere scambiata (in un certo senso dispersa) con l’ambiente sotto forma di calore.

η % = (Lavoro eseguito/Spesa calorica) x 100

Varie fonti, in base allo strumento di misura e alla modalità sperimentale indicano percentuali diverse. Nel ciclismo è stata calcolato un rendimento variabile tra 18 e 26%.

Poniamo, in questo esempio che l’efficienza sia del 20%.

Le 172 kcal dell’esempio, sono perciò 1/5 della spesa calorica totale di esercizio che quindi sarà:

172:20=Spesa calorica :100

Spesa calorica: 17.200/20=860 kcal oppure 172×5=860 kcal.

Ovviamente in base all’efficienza individuale del ciclista la stessa pedalata avrà un costo variabile tra 955 kcal (efficienza del 18%, atleta di basso livello) e le 661 kcal (efficienza del 26%, atleta evoluto).

NOTA BENE: con una veloce approssimazione e saltando un passaggio nel calcolo, stabilita per praticità l’efficienza al 25%, ovvero ¼, si noterà che vi è una relazione di vicina a 1:1 tra Kjoule di spesa netta e Kcal di consumo calorico (4.186/4×1000=1,046).

Nell’esempio sopra riportato, della durata di un’ora, i 720 Kjoule con buona approssimazione equivarranno ad un consumo calorico totale dell’esercizio di 720 kcal.

Questo sistema di conversione è utilizzato dai principali software di analisi dati (Garmin, Strava).

Un veloce paragone con la corsa

Dato un atleta di 72 kg che corre a piedi 10 km in 60′ (6’00/km), questi avrà un consumo calorico di 720 kcal, calcolato con la formula di Margaria, approssimata: peso atleta x km percorsi x k(1).

Se lo stesso atleta di 72 kg, negli stessi 60′ terrà in bici una potenza media di 200 watt, avrà un consumo calorico simile, date le necessarie approssimazioni.

Il consumo calorico del ciclismo: esempi reali

Con l’esempio sopra riportato si cerca di chiarire il metodo con cui si può calcolare con buona approssimazione il consumo calorico del ciclismo.

Per chiarire a cosa corrispondano in termini di sforzo reale ecco alcuni esempi.

Prova in pista di 60′ in allenamento (submassimale)

consumo calorico del ciclismo

Atleta amatore di 37 anni, 72 kg.

Bicicletta di 7,5 kg con appendici aerodinamiche lunghe, senza scia.

Frequenza cardiaca massima: 186 bpm.

Velocità media: 37,6 km/h.

Tempo: 60’00”.

Potenza media 249 W.

Frequenza cardiaca media: 155 bpm (83% della Frequenza cardiaca massima)

Costo energetico netto: 897 Kjoule

Consumo calorico stimato globale della prova: 939 kcal

Consumo al minuto: 15,65 kcal.

Granfondo amatoriale

Distanza: 132 km

Dislivello positivo: 2.190 metri

consumo calorico del ciclismo

consumo calorico del ciclismo

Atleta amatore di 39 anni, 70 kg.

Bicicletta di 8 kg, gara con scia.

Frequenza cardiaca massima: 182 bpm.

Velocità media: 25,4 km/h.

Tempo: 5h17’25”.

Potenza media: 179 W.

Frequenza cardiaca media: 141 bpm (77,5% della frequenza cardiaca massima).

Costo energetico netto: 3.409 Kjoule

Consumo calorico stimato globale della prova: 3.566 kcal.

Consumo al minuto: 11,2 kcal.

Frazione ciclistica all’interno di un duathlon sprint (percorso ondulato), gara con scia consentita

Distanza: 20,8 km.

Dislivello positivo: 288 metri.

consumo calorico del ciclismo

Atleta amatore di 34 anni, 71 kg

Bicicletta di 7,2 kg con appendici corte

Frequenza cardiaca massima: 184 bpm

Velocità media: 34,2 km/h.

Tempo: 36’27”.

Potenza media: 275 W.

Frequenza cardiaca media: 161 bpm (87,5% della frequenza cardiaca massima).

Costo energetico netto: 601 Kjoule.

Consumo calorico stimato globale della prova: 628 kcal.

Consumo medio al minuto: 17,2 kcal.

Nei ciclisti professionisti tutti i valori crescono proporzionalmente (distanza di gara, velocità media, potenze medie), ma il calcolo restituisce valori simili. Ovviamente, il ciclista di alto livello riesce a mantenere una potenza media maggiore per più tempo rispetto ad un amatore e quindi il suo consumo medio al minuto risulterà più alto.

Tappa di un giro professionistico di 7 giorni

Distanza: 250,4 km.

Dislivello positivo: 2.394 metri.

Atleta professionista di seconda fascia, 25 anni, 65 kg.

Bicicletta di 6,8 kg.

Frequenza cardiaca massima: 180 bpm.

Velocità media: 42,4 km/h.

Tempo: 5h 54′.

Potenza media: 214 W.

Frequenza cardiaca media: 130 bpm (75% della frequenza cardiaca massima).

Costo energetico netto: 4545 Kjoule.

Consumo calorico stimato globale della prova: 4.754 kcal.

Consumo medio al minuto: 13,4 kcal.

Consumo calorico del ciclismo: considerazioni finali

Il ciclismo è uno sport che necessita dal punto di vista organico di doti di potenza e resistenza in percentuale diversa a seconda della specialità.

Il gesto atletico è considerato dagli studiosi tra i più efficienti dal punto di vista energetico, ovvero con un rendimento molto alto rispetto ad altri sport (come, per esempio, il nuoto o il pattinaggio di velocità). Questo è dovuto principalmente all’uso di uno strumento meccanico evoluto come la bicicletta.

Il consumo calorico della pratica ciclistica è, perciò, essenzialmente legato all’intensità dello sforzo ovvero alla potenza erogata nel tempo.

Se la potenza media ed il tempo non sono adeguati, la sua pratica può essere non sufficiente dal punto di vista salutistico (variazione positiva dei valori ematici e cardiaci e della composizione corporea).

Applicando invece intensità e volumi adatti alla pratica agonistica amatoriale può essere un valido aiuto nel mantenimento dello stato di salute.

Bibliografia

Le basi fisiologiche dell’educazione fisica e dello sport / E. L. Fox, R.W. Bowers, M. L. Foss, Il Pensiero Scientifico Editore, 1995.

ALLENARSI CON IL MISURATORE DI POTENZA PT.4 – La stima del carico di stress allenante e considerazioni finali

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

Segue da… https://preparazioneatleticapersonalizzata.com/2018/10/26/allenarsi-in-bicicletta-col-misuratore-di-potenza-power-meter-parte-3/

La stima del carico di stress allenante

Con i valori che abbiamo a disposizione è poi possibile calcolare lo stress organico provocato dalle singole sedute attraverso il Training Stress Score (TSS).

TSS = [(s x NP x IF) / (FTP x 3600)] x 100

  • s: durata della seduta in secondi
  • NP: Potenza Normalizzata in watt
  • IF: Fattore di intensità della seduta
  • FTP: valore attuale di soglia funzionale.

Per esempio: prova di 150′ con 300 watt di NP in atleta con 330 watt di FTP

TSS: [(9000*300*0,9)/(330*3600)]*100 = (2430000/1188000)*100 = 204,54.

La cifra ottenuta quantifica il “volume-allenante” totale della seduta e può essere utilmente utilizzato dal preparatore per graduare la progressione dell’aumento di carico nel corso delle settimane di programmazione.

A seconda del livello dell’atleta i tempi di recupero variano in base al TSS che, comunque, va sempre relazionato all’ IF nella valutazione complessiva del carico.

 

tss e if
L’ANDAMENTO DEL TSS E DELL’ IF IN UN DATO PERIODO DI TEMPO (IMMAGINE TRATTA DA GOLDEN CHETAAH (R)

Allen e Coggan suggeriscono questi parametri:

 

  • TSS <150: recupero completo in circa un giorno
  • TSS  150-300: recupero parziale in 24 ore, completo in 48
  • TSS 300-450: recupero completo nel terzo giorno
  • TSS >450: recupero completo nel quarto giorno e oltre.

Nella pratica, per atleti amatori è conveniente considerare 24 ore ogni 100 punti di TSS.

Rispetto alla corsa a piedi, i tempi di recupero nel ciclismo non sono influenzati dagli impatti al suolo e dalle microlesioni muscolari provocate dalle contrazioni eccentriche, ma soprattutto dalla deplezione delle riserve energetiche (glicogeno) e dalle variazioni ormonali. Lavori a intensità basse sono quindi praticabili successivamente a carichi di lavoro intensi.

Nel caso di professionisti impegnati in grandi corse a tappe, tramite adeguato reintegro energetico e trattamenti massofisioterapici è possibile ripetere prestazioni fortemente tassanti per molti giorni di seguito.

Considerazioni finali sull’uso del misuratore di potenza

Come ogni strumento tecnologico anche il misuratore di potenza ha dei limiti strutturali e funzionali.

In quanto strumento di misura, il misuratore di potenza restituisce valori “veri” relativamente alle condizioni di misurazione istantanee e con una precisione variabile in base alla sua qualità costruttiva. Le oscillazioni tra un misuratore di potenza e l’altro possono essere anche del 5%.

La calibrazione statica a ogni uscita è necessaria a verificare l’allineamento dei sensori; quella dinamica serve invece a ritarare il sistema al variare delle condizioni di temperatura e umidità che possono influire sull’estensibilità dei materiali.

Esistono apparecchi estremamente evoluti che rappresentano il “gold standard” per la misurazione e vengono impiegati dalle squadre professionistiche per il loro elevato costo, ma che danno una maggiore affidabilità nel confronto tra i vari atleti.

Ovviamente un margine di approssimazione esiste sempre.

Il grande vantaggio rimane comunque la possibilità di monitorare le variazioni relative delle prestazioni nel tempo nello stesso atleta con la stessa bici e lo stesso misuratore di potenza.

Il compito dell’atleta e del suo preparatore è quello di comparare la potenza con tutti gli altri dati a disposizione: velocità media e di picco, frequenza cardiaca, tempi di percorrenza di segmenti fissi, test su distanze standard, così da avere un quadro sempre più completo della condizione atletica e poter lavorare sui punti deboli o esaltare i punti di forza in relazione all’evento agonistico che si sta preparando.

Bibliografia

Allen H., Coggan A., Training and racing with a power meter, Velopress, Boulder Colorado 2010, seconda edizione.

Esposito G., Caporali C., Triathlon il manuale (Italian Edition); edizione del Kindle

ALLENARSI IN BICICLETTA COL MISURATORE DI POTENZA (POWER METER) parte 3

potenza nel ciclismo
Distribuzione della potenza nelle varie zone durante un allenamento 

Poiché l’erogazione della potenza sui pedali è irregolare (“stocastica” secondo la definizione di Allen), con picchi (se il ciclista si alza in piedi o accelera l’andatura) e momenti di pausa della pedalata (in discesa, dove i watt sono 0), la potenza media di una seduta o di un frammento di essa non è più un dato affidabile sull’impegno metabolico.

Per ovviare a questo problema è preferibile considerare la potenza normalizzata (Normalized Power) siglata NP.

L’algoritmo di calcolo della NP “smussa” i picchi e gli 0 che falsano la potenza media, prendendo in considerazione i valori a blocchi continui di 30” a partire dal 30mo secondo di pedalata (tempo in cui il meccanismo anaerobico alattacido ha già esaurito la sua spinta). Il ciclocomputer e i software di analisi calcolano la NP istantaneamente.

Pertanto la NP quantifica in modo più preciso il reale livello di durezza dell’allenamento, come se esso fosse stato svolto in condizioni standard come al cicloergometro, in pista o, caso più frequente, su una lunga salita regolare e continua.

Per chi è abituato al ragionamento matematico apparirà chiaro che quanto più lo sforzo erogato è costante e regolare, quanto più la potenza media tenderà a sovrapporsi alla potenza normalizzata.

In condizioni sperimentali, con atleti tecnicamente abili, si ha quasi la perfetta equivalenza dei valori (per esempio, in una prova a cronometro pianeggiante o nelle prove individuali in pista come il record dell’ora).

I preparatori, nell’impostare i programmi di allenamento, suggeriscono all’atleta di controllare la NP media della singola frazione (NP/giro) della seduta affinché essa che si collochi nella zona desiderata.

Il rapporto tra la NP e la FTP di una intera seduta si definisce fattore di intensità (intensity factor)

Fattore di intensità = NP/FTP

Esempio:

  • NP: 300 watt
  • FTP: 330 watt

IF=300/330 = 0,90 approssimato.

L’IF indica perciò il livello di intensità della seduta e ogni tipologia di gara o allenamento ha un tipico IF che lo caratterizza:

  • livello 1, recupero attivo: <0,75: seduta di recupero attivo o gara di granfondo
  • livello 2, Resistenza: 0,75-0,85: seduta di fondo o gara di granfondo
  • livello 3, Tempo o Medio: 0,85-0,95: sedute intense e gare fino alle 2 ore e mezzo
  • livello 4, Soglia del lattato: 0,95-1,05: gare ad alta intensità: criterium, triathlon sprint, prove a cronometro di media lunghezza
  • livello 5: 1,05-1,15 prove a cronometro brevi
  • livello 6 superiore: >1,15: cronoprologhi, inseguimento in pista, chilometro da fermo

Ne consegue che, a seconda del tipo di competizione sarà necessario mantenersi nel livello di IF adeguato, calcolato sui dati più recenti, pena una errata condotta di gara con conseguente esaurimento delle energie in caso di “partenza suicida” o, viceversa, caso più raro, di prestazione sottodimensionata.

segue…

Gli allenamenti di forza nel ciclismo: SFR-PFR – RFR – Parte 1

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti

Pedalare: un semplice “atto complesso”

Forza nel ciclismo

Il ciclismo agonistico, sia professionistico che amatoriale, prevede uno sforzo fisico complesso con componenti diverse. A seconda del tipo di competizione (gara a tappe, corsa in linea di un giorno, gara su circuito, cronometro, granfondo) l’impegno fisico richiesto può essere decisamente differente.

In considerazione di questo si è creata una specializzazione abbastanza netta in base alle caratteristiche peculiari dell’atleta che potrà essere un passista, uno scalatore, un cronoman, un uomo da corse a tappe o da classiche di un giorno. Atleti polivalenti (Coppi, Indurain, Armstrong, Nibali, Contador, Froome) sono rari e rappresentano la massima espressione del ciclista.

Le componenti dello sforzo ciclistico possono essere sintetizzate in:

ESPRESSIONI DI FORZA: ovvero modalità e intensità di applicazione della forza sul pedale, in cui la componente neuromuscolare è prevalente.

INTENSITÀ METABOLICHE: ovvero il carico che i sistemi biologici di produzione dell’energia devono sopportare per produrre un determinato tipo di lavoro.

In questo articolo verranno trattate sinteticamente le modalità di allenamento ciclistico della forza e verrà spiegata la codifica delle sigle.

Le sigle non rispettano il linguaggio tecnico accademico, ma appartengono al linguaggio tecnico del settore da lungo periodo.

Espressioni di forza nel ciclismo

La forza è la capacità motoria di opporsi o vincere una resistenza grazie alla contrazione muscolare.

Le espressioni di forza si distinguono in base all’intensità esercitata sul pedale e alla frequenza di rotazione.

In sintesiespressioni di forza nel ciclismo

Circa la frequenza di pedalata è necessario precisare che i valori di cadenza sono da considerare in relazione ad una potenza costante, ovvero a parità di potenza espressa, si esprimerà la forza massima se la cadenza è bassa o viceversa si lavorerà sulla forza rapida se la frequenza è molto elevata.

Le varie specialità del ciclismo necessitano di percentuali variabili di queste espressioni di forza con prevalenza di un tipo o dell’altro. Una corretta metodologia di allenamento prevede lo sviluppo delle varie forme, coerentemente con gli obiettivi dell’atleta e con le sue caratteristiche individuali (carenze o punti di forza).

Nota bene: nel gesto tecnico della pedalata l’applicazione della forza è inversamente proporzionale alla frequenza di pedalata (cadenza): a parità di rapporto usato (es. 53-18), la forza applicata è più alta se la cadenza è più bassa.

La diretta conseguenza di ciò è, per esempio, l’utilizzo di rapporti agili in salita per mantenere una frequenza alta e diminuire la necessità di forza.

Applicazioni sotto il 35% della forza massima non sono considerate allenanti.

Tre metodi per lo sviluppo della forza (SFR-PFR-RFR)

SFR – Salite Forza Resistenza

Consistono nel pedalare in salita (4-5%) con duro rapporto a frequenze di 40-50 RPM (rotazioni per minuto) per frazioni di tempo crescenti da 1′ a 5′ e recupero di pari lunghezza a rapporto agile. L’esecuzione corretta è da seduti, senza trazionare sul manubrio ed esercitando il gesto della pedalata rotonda.

Variazioni moderne del metodo originario prevedono anche la posizione in piedi.

La vasocostrizione locale che si determina provoca un aumento locale della concentrazione di acido lattico (Takaishi et al., 2002). Accumulo e successiva rimozione del lattato sono, in ultima analisi, il fattore allenante di questo metodo risalente alla metà degli anni ’80 e inventato da Aldo Sassi (sono state utilizzate in occasione del record dell’ora di Francesco Moser a Città del Messico). La frequenza cardiaca rimane decisamente sotto la soglia anaerobica e questo rende l’esercizio ben tollerabile mentalmente, inseribile nelle fasi pre-agonistica e agonistica, fino a due volte alla settimana

PFR– Pianura Forza Resistenza

Consiste nel pedalare seduti in pianura o su falsopiano in lieve salita (2-3%) con duro rapporto a frequenze di 50-60 RPM per frazioni di tempo variabili da 2′ a 5′ e recupero di pari lunghezza a rapporto agile.

Esse sono una variazione delle SFR, con lo stesso scopo, ma con un aumento del coinvolgimento metabolico, dato dall’aumento della frequenza di pedalata che determina un maggior innalzamento della frequenza cardiaca che rimane comunque sotto la soglia anaerobica. È un lavoro inseribile nelle fasi di preparazione generale, pre-agonistica e agonistica, fino a due volte alla settimana.

RFR– Regressioni di forza

Questo metodo è un ponte tra le esercitazioni di forza pura e le esercitazioni metaboliche.

Dopo un buon riscaldamento iniziale si affronta da seduti una salita regolare e leggera (3-4%) con bassa cadenza (40 RPM) come in SFR. A intervalli prefissati (da 1′ a 2′) si scala di un dente col cambio posteriore, rendendo la pedalata più agile, ma mantenendo la stessa potenza (se si utilizza il potenziometro) o la stessa velocità (in modo più approssimativo). A ogni step, fino a raggiungere 100 RPM e oltre, la forza applicata la pedale sarà minore, ma aumenterà il coinvolgimento cardiorespiratorio fino al raggiungimento del valore di soglia anaerobica.

Una variante è la regressione di forza alternata (RFR/alt) in cui a ogni step si passa, senza recupero, da 45 RPM a 90 RPM, mantenendo potenza o velocità invariate.

Lavoro tipico delle fasi pre-agonistica ed agonistica, ben tollerato e recuperabile, solitamente inserito non più di una volta alla settimana.

Segue…

Bibliografia

Tacchino: “Obiettivi, tipologie e mezzi di allenamento nel ciclismo agonistico” seconda edizione Calzetti e Mariucci, Nov. 2015.