Preparare una granfondo – Mesociclo dicembre

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

Con questo articolo proponiamo ai lettori del sito il primo di una serie di appuntamenti sulla preparazione di una granfondo amatoriale nei mesi tardo-primaverili, seguendo un percorso logico e graduale di programmazione.

  • Si consiglia la lettura delle considerazioni preliminari sulla partecipazione a una mediofondo o granfondo.
  • Gli allenamenti verranno indicati in ordine di priorità da 1 a 5 per quelli infrasettimanali più il 6° l’allenamento, il lungo, solitamente inserito nel fine settimana.
  • Le sedute 1 e 2, in neretto, sono la base minima non derogabile.
  • I chilometri e/o i tempi di durata suggeriti sono riferiti al programma per la mediofondo, tra parentesi quelli per la granfondo.
  • È necessario un giorno di riposo.

Mesociclo autunnale (dicembre) introduttivo

La caratteristica di questo mesociclo è la probabile alta percentuale di giorni di maltempo con pioggia e le giornate corte. In questa fase è cosa utile inserire almeno una seduta settimanale di potenziamento a secco in palestra per la stabilizzazione posturale e lo sviluppo di una base di massa muscolare.

Esso è diviso in 4 microcicli da 1 settimana per praticità.

L’obiettivo fondamentale del mesociclo sarebbe “idealmente” il lavoro di resistenza aerobica ovvero il cosiddetto “fondo”. Ma l’esperienza sull’amatore medio ci dice che è molto difficile riuscire ad accumulare una buona dose di chilometri, pertanto i lavori di intensità per periodi più brevi andranno a sopperire la mancanza di volume.

  • La durata delle sedute infrasettimanali è di 60′ per la mediofondo e di circa 90′ per la granfondo.
  • Il programma della granfondo prevede, al termine di ogni seduta, altri 30′ nelle zone Z3 o MDO.
  • Il terreno preferenziale è la strada, ma, ovviamente, i rulli possono sopperire alla mancanza di tempo o alle avverse condizioni meteo.
  • Ogni seduta viene indicata al netto di 15′ iniziali di riscaldamento e di 5′ di defaticamento finali che dovrebbero essere svolti in questo modo:
    • RISCALDAMENTO: 15′ A CADENZA 95-100 RPM, potenza in Z1-Z2, FC in LNT-LNG.
    • DEFATICAMENTO: 5′ A CADENZA 90 RPM IN Z1.

Mesociclo 1 – Introduzione

Preparare una granfondo

Mesociclo 2 – Test e carico

mesociclo 2 granfondo

Mesociclo 3 – Scarico

mesociclo 3 granfondo

Mesociclo 4 – Carico

prepariamo una granfondo

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Preparare una granfondo – Considerazioni iniziali

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

Preparare una granfondo…anche da zero!

Con questo articolo proponiamo ai lettori il primo di una serie di appuntamenti sulla preparazione di una granfondo amatoriale nei mesi primaverili, seguendo un percorso logico e graduale di programmazione.

In ogni articolo, a partire dal prossimo, verranno specificate le caratteristiche tecniche e atletiche su cui lavorare sia in bici che sui rulli, oppure in palestra, fornite degli esempi pratici di seduta di allenamento.

Gli allenamenti verranno indicati in ordine di priorità da 1 a 5 per quelli infrasettimanali più il 6° allenamento, il lungo, solitamente inserito nel fine settimana.

È necessario un giorno di riposo.

Per una migliore comprensione si consiglia la lettura degli articoli del sito inerenti all’allenamento ciclistico:

Cos’è una granfondo ciclistica?

Dal punto di vista delle competizioni, il panorama ciclistico amatoriale è abbastanza variegato. Infatti, nel corso del tempo, oltre alle brevi gare in circuito (criterium) e alle gare a cronometro che spesso si svolgevano in zone periferiche tra gruppi abbastanza ristretti di appassionati, organizzati in modo semiprofessionale da direttori sportivi anch’essi amatori, si sono aggiunte le gare di lunga durata definite granfondo (o mediofondo nelle versioni più brevi).

La granfondo, gara in linea*, prevede, per definizione, un elevato numero di chilometri da (130 a oltre 200) e nella maggioranza dei casi un certo dislivello ripartito su più salite (fino a quasi 5.000 d+).

Le mediofondo oscillano tra 80 e 120 km con dislivelli tra 800 e 2.000 d+.

A differenza dei criterium, in cui i partecipanti viaggiano in gruppo a velocità sostenuta, talvolta oltre i 50 km /h di media, e in cui la componente tattica prevede una certa padronanza (fughe, ventagli, elastici, alleanze) che spesso esclude molti neofiti, nelle granfondo la partecipazione di un numero notevole di persone di livello molto eterogeneo, dal principiante all’ ex professionista, permette a ognuno di vivere la sua esperienza agonistica alla sua andatura e in gruppi più ristretti, spesso immersi in scenari naturali molto belli.

Preparare una granfondoIl numero minimo di allenamenti settimanali per preparare una granfondo in modo efficace è 3.

Allenamento per la granfondo – Considerazioni preliminari

Prima di decidere di iscriversi a questo tipo di manifestazioni occorre fare una serie di considerazioni preliminari.

  1. Occorre una visita sportiva agonistica, eseguita da ambulatori convenzionati con dicitura Ciclismo.
  2. È consigliato, ma non è obbligatorio, il tesseramento presso una società sportiva ASD, che vi offrirà consulenza e facilitazioni burocratiche o di tariffa per le iscrizioni. Inoltre sarà possibile trovare compagni di allenamento con cui prepararsi, ricevere dritte dai più esperti sul percorso e non ultimo condividere le eventuali spese di trasferta.
  3. È consigliabile iniziare un programma strutturato di allenamento per una mediofondo/granfondo, dopo almeno un anno di pratica ciclistica abbastanza continuativa in cui si siano percorsi almeno 3.000 km.
  4. I principianti dovrebbero fare piccolo esame di coscienza sulla propria tecnica di guida della bici e valutare la propria capacità di stare “in gruppo”, di sicurezza in curva e in frenata e la conduzione del mezzo in discesa.

Si può morire in una gara amatoriale di bicicletta!

Non è necessario scendere a 70 km orari, ma saper controllare il mezzo in ogni momento, su terreni asciutti o bagnati, puliti o sporchi, anche con margini di manovra ristretti.

Questo punto è fondamentale in gare da 2.000 partecipanti, sapersi muovere con sicurezza è necessario per l’incolumità propria e altrui.

In caso di difficoltà, è meglio esercitarsi un altro anno sulla guida (anche con aiuto di istruttori della Federazione Ciclistica) e frequentare gruppi sempre più numerosi per acquisire dimestichezza.

Qui si riportano gli articoli inerenti alla tecnica di guida e le dinamiche di gruppo:

Il numero minimo di allenamenti settimanali per una preparazione efficace è 3. Se l’atleta può fare altri allenamenti aerobici (per esempio corsa) possono bastare anche due sedute in bicicletta.

  1. È meglio che il principiante consideri di partecipare a una mediofondo con l’obiettivo di concluderla entro il tempo massimo (intorno ai 16 km /h di media).
  2. Collezionare in una stagione un certo numero di mediofondo da 2,5-3,5 ore è un ottimo allenamento fisico e mentale per poter in seguito cimentarsi sulle distanze maggiori.
  3. La partecipazione alle granfondo lunghe e con molto dislivello è consigliata solo agli atleti che possono allenarsi con continuità, con buoni volumi e su terreni simili a quelli di gara. Non si possono macinare solo chilometri in pianura per andare poi ad affrontare salite alpine da 1500 d+. Non ha senso fare il primo 70% di gara a buona andatura e trascinarsi per gli ultimi 40 km a 8 km/h! Quindi anche l’amatore evoluto, dovrebbe fare un conto serio del tempo a disposizione e scegliere l’obiettivo chilometrico consono alle proprie possibilità di allenamento.
  4. È importante e spesso sottovalutata la conoscenza del mezzo meccanico e della sua manutenzione/riparazione rapida in autonomia. Può accadere di avere una foratura o un guasto lieve in zone isolate e sapersi autogestire permette spesso di togliersi dai problemi.

Quindi occorre saper:

  • Rimettere su la catena caduta.
  • Sostituire/riparare la gomma.
  • Smagliare e rimagliare la catena con la falsa maglia in caso di rottura (abbastanza frequente).
  • Stringere/allentare i freni.
  • Registrare in modo grossolano il cambio.
  • Modificare con le chiavette a brugola l’assetto di manubrio e sella perché a volte si può modificare a causa di forti sollecitazioni (per esempio una buca).

Qui si riportano gli articoli inerenti alla manutenzione di base.

* Gara in linea: competizione in cui gli atleti partono tutti insieme dietro una “linea” di partenza e devono completare un percorso nel minor tempo possibile giostrandosi nelle dinamiche e dalle tattiche prodotte dalla presenza di altri atleti. Si differenzia dalla “gara a cronometro” dove ogni singolo atleta parte da solo e deve condurre la gara in modo autonomo.

Supercompensazione nel ciclismo (pt. III)

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

Come abbiamo visto in un altro articolo, affinché l’allenamento sia produttivo, a qualsiasi livello è necessario che vi sia una alternanza ragionata tra periodi di carico (di volume e di intensità) e periodi di scarico in cui il volume diminuisce (e talvolta anche l’intensità) per permettere al sistema biologico “corpo” di assimilare il lavoro svolto e recuperare con l’aggiunta di quel “surplus” prestativo chiamato supercompensazione.

Linee guida di base per programmare la propria stagione ciclistica amatoriale

Per non lasciare quasi nulla al caso è importante, anche per l’amatore, mutatis mutandis, seguire l’esempio del professionista nel programmare i propri allenamenti.

  • Decidere con un buon anticipo (entro la fine di dicembre), in base alle esperienze degli anni precedenti, quali sono gli obiettivi a cui puntare nell’anno successivo. Per fare ciò occorre però fare anche una proiezione di lavoro per la stagione successiva.
  • Fare una stima onesta degli impegni extra-sportivi (lavoro, famiglia ecc.) per capire la quantità di ore di lavoro (ovvero km) che si potranno avere a disposizione nella stagione successiva. In base a questa stima sarà possibile, realisticamente, capire a quali obiettivi puntare. In base al volume di km “possibili” si potrà optare per scegliere di partecipare, ottimizzati, a gare di un certo tipo (criterium, cronometro, mediofondo o granfondo) oppure utilizzare la bici come un piacevole modo per rimanere in forma.
  • Calcolare la media dei chilometri percorsi nelle stagioni precedenti (tramite il diario o con le applicazioni software Strava, Garmin Connect ecc.) e calcolare una “possibile quota supplementare” da aggiungere nella stagione successiva che non ecceda il 20-25% rispetto a quella dell’anno precedente.
  • Tra gli obiettivi scelti, evidenziare quelli “prioritari” e quelli “secondari”. Sui prioritari verrà stabilita la periodizzazione (semplice o complessa). I secondari andranno considerati alla stregua di allenamenti, anche se non è raro ottenere ottime prestazioni persino in gare preparatorie.

Pensare la stagione ciclistica in base al chilometraggio annuale

Un professionista, attualmente, percorre in un anno tra i 28.000 ed i 32.000 chilometri tra allenamenti e gare.

Considerando circa 300 giorni di allenamento/gara, si ha una media tra gli 94 ed i 106 km giornalieri. Questa cifra ci dice che le prestazioni di alto livello necessitano di volumi considerevoli che si traducono in un impegno oscillante tra le 25 e le 35 ore settimanali a cui si aggiungono le sedute complementari, i massaggi e ulteriori pratiche che non lasciano spazio ad altro.

Supercompensazione nel ciclismoParlando di mondo amatoriale, in base al chilometraggio annuale si può suggerire di puntare a determinati obiettivi, senza pretesa di scientificità, ma in base all’esperienza pratica (credit: stock.adobe.com)

Poiché l’alta l’intensità di una singola seduta ha dei limiti fisiologici (per esempio, non è possibile rimanere più di 60′ a intensità di soglia o più 7′ a intensità di VO2max), la maggior quantità di volume allenante nel medio/lungo periodo si ottiene aumentando la durata (i km) a intensità più blande. Questo ha portato i professionisti a “polarizzare” la distribuzione dei carichi con un 20% di allenamento ad alta intensità e un 80% a intensità medio-bassa.

Parlando di mondo amatoriale, in base al chilometraggio annuale si può suggerire di puntare a determinati obiettivi, senza pretesa di scientificità, ma in base all’esperienza pratica.

  • Fino a 3.000 km/anno: partecipazione turistica (finisher) a 2/3 gare di medio e granfondo, cicloturismo anche su più tappe non troppo impegnative, partecipazione a criterium, gare a cronometro brevi senza pretesa di classifica o a triathlon sprint.
  • 3.000-7.000 km/anno: partecipazione a 4-5 gare di medio e granfondo, cicloturismo su più tappe anche impegnative, partecipazione a criterium e gare a cronometro brevi con possibilità di fare classifica di categoria. Se l’atleta ha un passato da dilettante o professionista, in gare ad alta componente tecnico/tattica può anche aspirare, sulle gare corte, a buoni piazzamenti.
  • 7.000- 10.000 km/anno: partecipazione a 6-7 gare di medio e granfondo con possibilità di stare nel secondo gruppo o talvolta nel gruppo di testa, cicloturismo duro, partecipazione a criterium e gare a cronometro brevi con possibilità di fare buona classifica di categoria e stare nel gruppo di testa. Anche in questo caso, sulle gare corte, il buon passato agonistico può permettere risultati di vertice su gare corte.
  • 10.000-15.000 km/anno: come nel caso precedente, ma con una buona possibilità di stare nei primi posti della classifica, a seconda della gara.
  • Oltre i 15.000 km/anno: in questo caso l’amatore è in realtà un semi-professionista che può permettersi diverse ore di allenamento per almeno 5-6 giorni alla settimana. Talvolta si tratta di ex dilettanti o ex professionisti che si divertono a gareggiare con gli amatori per gli sponsor. In questo caso, in base all’importanza della gara, dell’età anagrafica, della presenza di atleti più forti e/o più giovani, l’atleta può aspirare alle zone alte della classifica e anche alla vittoria.

I volumi (semplificando i km o le ore di allenamento) sono quindi, macroscopicamente, la caratteristica che differenzia il professionista dall’amatore, il quale dovrà puntare, nel limite del possibile, ad innalzare la propria quota per migliorare le proprie performance su distanze sempre maggiori.

A parità di volume, se questo è non è aumentabile (per esempio, 3 sedute per un totale di 5 ore settimanali) è consigliabile in ogni seduta lavorare ad alta intensità, alternando varie tipologie di allenamento.

I componenti di una stagione agonistica:               mesocicli-microcicli

L’alternanza tra carico e scarico dovrebbe essere effettuata, come abbiamo visto, nella periodizzazione annuale, ma anche all’interno dei vari “sottoperiodi” di cui è composta la stagione agonistica: i mesocicli ed i microcicli.

Ricordiamo che il mesociclo rappresenta, nella preparazione atletica dei vari sport, l’unità funzionale di tempo minima in cui è possibile apportare dei cambiamenti a una determinata capacità/abilità sportiva.

Nella pratica un mesociclo può durare dalle 3 alle 6 settimane.

Il mesociclo a sua volta si compone di diverse unità funzionali chiamate microcicli. Per praticità è invalso l’uso di considerare la settimana come un microciclo, anche se vi sono allenatori che non utilizzano questa unità temporale, soprattutto a livello di alta specializzazione.

Distribuire i carichi nel MICROCICLO

Prendendo per praticità la settimana come unità di misura del microciclo, ecco alcuni suggerimenti pratici per impostare gli allenamenti al suo interno, in fase preparatoria o comunque non in settimana di gara, senza ovviamente risolvere tutti i casi legati alle logistiche di vita individuali.

  • Prevedere una seduta di fondo (FC media LNG/MDO oppure Z2 con IF fino a 0,85) più o meno lunga (60-150 km) a seconda degli obiettivi e del periodo agonistico, da effettuarsi al termine della settimana. In questo modo il suo “stimolo allenante”, sul meccanismo lipidico, sarà amplificato dalla stanchezza accumulata nei giorni precedenti.
  • Una o, meglio, due sedute di “alta qualità” in cui la fase centrale sia compresa tra i 30′ e i 60′ in cui “lavorare” su forza, VO2max, ritmo in soglia oppure effettuare test. Le due sedute dovrebbero essere distanziate di almeno 48 ore e almeno 24 dalla seduta di fondo per non sovraccaricare e avere un recupero almeno parziale.

Questa è una base minima per chi fa 2 o 3 sedute settimanali.

  • Aggiungere una seduta con fase centrale a intensità sottosoglia cioè MDO/FV per la frequenza cardiaca, z3/z4 e IF<0,95 ovvero Sweet Spot con potenziometro. La lunghezza della fase centrale dovrebbe essere intorno al 30% della distanza di gara (per esempio, per una mediofondo di 90 km, circa 30 km). Questa seduta dovrebbe precedere quella di fondo, dopo le due sedute di qualità.
  • Aggiungere, eventualmente una o due sedute a ritmo LNT o LNG oppure Z1-Z2-max Z3 max con IF < 0,80 lavorando per alcuni tratti sulla cadenza alta di pedalata (95-110 rpm). Queste andrebbero inserite tra le sedute di “alta qualità” come complemento di fondo. Il chilometraggio della singola seduta potrebbe stare intorno al 50-60% della seduta di fondo, ma percentuali maggiori sono auspicabili.
  • Evitare di passare dalle 2 alle 6 sedute settimanali in breve tempo, ma incrementare di una seduta ogni 2 o 3 settimane per permettere un graduale adattamento.
  • Un giorno di riposo completo è auspicabile per l’amatore medio e quello evoluto. Il professionista solitamente non ha giorno di riposo.

supercompensazione

Distribuire i carichi nel MESOCICLO

Qualche indicazione da utilizzare nelle fasi di costruzione e nel periodo pre-agonistico.

4/6 microcicli compongono solitamente il mesociclo.

La pratica ci dice che l’atleta di alto livello può sopportare fino a 3 microcicli consecutivi di carico crescente, a cui segue un microciclo di “scarico” in cui il volume e talvolta l’intensità calano per permettere all’organismo una parziale supercompensazione.

Per l’amatore medio è consigliabile, in fase di costruzione della forma, fare 2 microcicli di carico e uno di scarico. Questo a causa di concomitanti fattori stressogeni (lavoro, famiglia, viaggi ecc.).

In casi più “fortunati” di amatori evoluti, si può inserire un terzo microciclo di stabilizzazione in cui il carico non cresce, prima dello scarico.

Ferme restando le sedute brevi di qualità, la lunghezza e il dislivello della seduta di fondo dovrebbero crescere massimo del 10-15% ogni settimana e ritornare ai valori di 2 settimane prima nella settimana di scarico.

Esempio di progressione sul chilometraggio: (C1)70km-1000 d+, (C2)77 -1100 d+, (S)70km-1000 d+, (C1)85 1250 d+, (C2) 95km-1500 d+ (S)77 -1100 d+ ecc.

Per chi utilizza il misuratore di potenza si ragiona in TSS (Training Stress Score) nella stessa maniera, fermo restando l’IF. Esempio di progressione con TSS: (C1) 150 – (C2)165 – (S)150- (C1)180 – (C2)200 – (S)180 – (C1)225… ecc. 

Tempi approssimativi per il recupero parziale e la supercompensazione per alcuni tipi di allenamento e di gara

supercompensazione nel ciclismo 3

Per chi utilizza il potenziometro: TSS e tempi di recupero

Il Training Stress Score è una formula creata da Allen e Coggan che combina intensità e durata di una seduta di allenamento e gara.

TSS = [(s x NP x IF) / (FTP x 3.600)] x 100

 s: durata della seduta in secondi

  • NP: Potenza Normalizzata in watt
  • IF: Fattore di intensità della seduta
  • FTP: valore attuale di soglia funzionale.

Il valore di TSS, quantifica lo stress organico* della seduta e può essere utilmente utilizzato dal preparatore per graduare la progressione dell’aumento di carico nel corso delle settimane di programmazione.

A seconda del livello dell’atleta i tempi di recupero variano in base al TSS che, comunque, va sempre relazionato all’ IF nella valutazione complessiva del carico.

Allen e Coggan suggeriscono questi parametri

supercompensazione

Nella pratica, per atleti amatori si considerano 24 ore ogni 100 punti di TSS.

Un esempio pratico che rappresenta un’eccezione all’uso del TSS

Per comprendere come sia necessario relazionarsi all’IF nell’utilizzo del TSS per calcolare i tempi di recupero, possiamo prendere l’esempio dei 60′ in pista.

Per definizione in una prova massimale di 60′, si ricava con precisione la FTP.

La potenza media tenderà a essere molto vicina alla NP per le caratteristiche di regolarità della pista e della prova stessa che dovrebbe essere impostata sin dai primi minuti sul valore stimato dai test di soglia.

In questo caso l’IF sarà prossimo a 1 (leggermente minore se l’atleta non è in grado di sostenere tutta la prova al ritmo ipotizzato o leggermente superiore se l’atleta si è basato su un test “vecchio” ed è nel frattempo migliorato). Nel caso tipo, 60′ in pista a IF=1 producono un TSS di 100.

Se qualche amatore “normale” ha mai provato l’esperienza, sa benissimo che 24 ore dopo non avrà affatto recuperato dalla fatica della prova come ipotizzano gli autori.

Potremmo inserire, per giustificare il forte affaticamento, altri 50 punti di TSS tra riscaldamento e defaticamento, ma i dati sembrerebbero suggerire che all’interno della prova il meccanismo lattacido (particolarmente stressante per i mitocondri) sia messo “estensivamente” in carico, svolgendosi la prova in percentuale dominante vicino alla MLSS (massimo livello stazionario di lattato).

Poiché per gli amatori (e anche per molti professionisti) l’intensità a cui si svolge la percentuale maggiore degli allenamenti è sottosoglia (IF<0,95), il sistema è comunque poco allenato a quel tipo di sforzo.

Fanno ovviamente eccezione a livello di professionismo i cronomen specialisti, forti passisti abituati a tenere alto il ritmo in gara e quindi con un sistema di gestione del lattato ottimizzato.

Bibliografia

Tacchino: “Obiettivi, tipologie e mezzi di allenamento nel ciclismo agonistico” seconda edizione Calzetti e Mariucci – Nov. 2015

AA.VV. “Triathlon: Aspetti metodologici e orientamenti per il tecnico e per l’atleta”, Calzetti Mariucci, 2014

Allen H., Coggan A., Training and racing with a power meter, Velopress, Boulder Colorado 2010, seconda edizione.

Seiler SK, Tonnesson E. Intervals, Thresholds, and Long Slow Distance: the Role of Intensity and Duration in Endurance Training.” Sport Science 2009.

Uno speciale ringraziamento al dott. Michele Girolami, ricercatore informatico e ciclista amatore “scientifico” per la collaborazione nella revisione.

* Stress organico della seduta: diversi sono i metodi utilizzati oltre il TSS di Allen-Coggan: il Bikescore di Skiba, il Training Load di Strava, il TRIMP di Bannister et al.

Supercompensazione nel ciclismo (pt. II)

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

L’allenamento ciclistico, a partire dagli anni ’80 ha iniziato una fase di veloce evoluzione, abbracciando sempre di più la ricerca scientifica e sfruttando attivamente lo sviluppo tecnologico.

Strumenti come i tachimetri, i cardiofrequenzimetri, i misuratori di potenza e l’introduzione dell’analisi computerizzata dei dati hanno contribuito a una lettura sempre più chiara della performance.

Équipe multidisciplinari di tecnici, dotati di buone risorse economiche dalle squadre professionistiche, possono quindi “programmare” a tavolino la stagione dei singoli atleti, calcolando con precisione le fasi di “picco” in corrispondenza degli obiettivi prefissati.

La periodizzazione

Per ottenere la massima prestazione di un atleta in corrispondenza delle gare più importanti è necessario che esse siano stabilite (programmazione) nella maniera più precisa possibile a inizio stagione, nei mesi di ottobre-novembre.

La periodizzazione stabilisce quindi l’alternarsi delle varie fasi di carico di volume-scarico di volume, aumento delle intensità, gare preparatorie.

La periodizzazione è studiata in modo da far sì che l’atleta sia nella fase iniziale di supercompensazione nei momenti in cui è richiesta la massima prestazione (peaking).

La fase “massima forma” (picco) ha una durata, stabilita in via esperienziale, di circa 30 giorni.

Oltre, la prestazione tende a decadere in modo piuttosto rapido per il subentro di stimoli fisiologici che impongono al corpo di rallentare i ritmi per non andare incontro a stress eccessivo e conseguenti potenziali danni.

In virtù di questo dato si possono programmare all’interno della stagione:

  1. fase di picco (periodizzazione semplice)
  2. fasi di picco (periodizzazione complessa doppia)
  3. fasi di picco (periodizzazione complessa tripla) 

Nelle periodizzazioni complesse le fasi di picco devono necessariamente essere intervallate da fasi di carico più leggere.

periodizzazione

L’amatore evoluto (12.000-20.000 km annuali) che intenda essere performante nelle granfondo estive (gare sui passi alpini con notevoli chilometraggio e dislivello) opterà per una periodizzazione semplice che lo porterà a una salita graduale della forma durante l’anno.

Dopo l’opportuna fase di “rigenerazione” autunnale, inizierà ad allenarsi in inverno, incrementando progressivamente i volumi (km e dislivello) nella fase di preparazione generale che comprende anche lavori aspecifici di muscolazione a secco. Di pari passo, anche l’intensità degli allenamenti aumenterà, puntando al miglioramento FTP e VO2max, soprattutto in fase di preparazione specifica.

Nei periodi tardo invernale e primaverile i volumi globali a bassa intensità saranno all’apice. In questa fase è opportuno inserire delle gare preparatorie che contribuiscano sia al lavoro di fondo che a reinserire i “ritmi gara”.

Con l’inizio dell’estate la base di “fondo” è pronta, i volumi si riducono in maniera consistente per dare maggior spazio a lavori tecnici e ad alta (altissima) intensità che necessitano di notevole recupero e quindi incompatibili con grossi chilometraggi giornalieri e settimanali. 10-15 giorni di scarico (tapering) permettono, con la supercompensazione, l’entrata in forma per le gare che si concentrano nei mesi di luglio e agosto. Se le gare non sono troppo ravvicinate la forma si prolunga anche nel mese di settembre. Il mese di ottobre, di transizione tra una stagione e l’altra, deve essere dedicato alla rigenerazione, con poca bicicletta e molte attività alternative (nuoto, corsa, cross training, palestra). In questa fase si può comunque proficuamente gareggiare saltuariamente nei criterium, nel ciclocross, cronometro o comunque in competizioni brevi.

periodizzazione

Per esemplificare una programmazione complessa doppia, prendiamo come esempio un ciclista professionista, passista scalatore, adatto alle corse in linea di un giorno.

Il suo obiettivo stagionale sarà un piazzamento nella classifica dell’UCI World Tour), attraverso la partecipazione alle grandi classiche di inizio stagione (Milano-San Remo, Giro della Fiandre, Parigi–Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi) e di fine stagione (EuroEyes Cyclassic ad Amburgo e Giro di Lombardia) oltre ai Campionati Mondiali su strada. Queste gare prevedono un chilometraggio molto elevato (superiore ai 230 km) in cui spesso i dislivelli sono notevoli, ma frammentati in ripetute piccole salite (colline o muri). Occorrono notevoli capacità di recupero veloce e senso tattico per gestire le fughe e i finali di gara che si rivelano spesso incerti fino all’ultimo. Al lavoro fisico si affianca quindi un notevole stress mentale.

Il periodo che va da metà ottobre a fine novembre è dedicato a ferie, rigenerazione e allenamento aspecifico (palestra, cross training), senza abbandonare la bicicletta per non perdere la sensibilità di guida (ciclocross, mountain bike). I primi mesi invernali iniziano subito con un carico notevole di chilometri e dislivello. In questo periodo si collocano infatti i ritiri di squadra in località calde (per esempio, Sud della Spagna, Canarie) in cui è possibile allenarsi con clima favorevole, ore di luce e lontani da distrazioni. La fase di preparazione specifica si accavalla parzialmente con le gare di inizio stagione, a fine inverno, solitamente in zone calde (Paesi arabi, Australia), in cui è possibile mettere a punto il ritmo gara, che comporta quindi un notevole innalzamento dell’aspetto qualitativo (intensità), a fronte di una certa riduzione dei volumi.

La stagione europea inizia nella prima settimana di marzo con la neonata classica “Strade Bianche” nella zona di Siena che può essere un test (anche climatico) per la successiva ravvicinata sequenza di Milano San-Remo e classiche del nord.

Nei giorni infrasettimanali tra una gara e l’altra oltre al recupero si lavora a basso volume, ma facendo attenzione all’aspetto tecnico qualitativo. In 5 settimane si consuma il primo picco di stagione che dovrà essere “recuperato” con una fase di scarico attivo parziale immediatamente successivo.

Nella seconda fase preparatoria l’atleta partecipa comunque a competizioni ma, in funzione della squadra e senza forzare, lavorando per esempio in funzione del capitano nelle corse a tappe (Giro d’Italia e/o Tour de France e/o Vuelta a España) o puntando a vittorie di tappa.

In questa fase è la gara stessa, con i suoi ritmi programmati o imposti a servire da preparazione durante la stagione estiva che termina con il Gran Premio di Amburgo (EuroEyes Cyclassic) a fine agosto.

L’inizio di settembre può essere considerato una fase di tapering per supercompensare il carico estivo. Dalla metà di settembre alla metà di ottobre si ha il secondo picco, per far risultato nelle ultime gare del circuito World Tour, intervallate dal campionato del mondo su strada.

Bibliografia

L. Algarre “La preparazione fisica al ciclismo” 1997 – Libreria dello Sport

L. P. Matwejew: “Periodisierung des sportlichen Trainings”. Bartels &amp; Wernitz, Berlin 1972.

F. Tacchino: “Obiettivi, tipologie e mezzi di allenamento nel ciclismo agonistico” seconda edizione Calzetti e Mariucci, Nov. 2015.

Supercompensazione nel ciclismo (pt. I)

NOTA: il presente articolo, redatto dal sottoscritto, è edito in forma integrale dal sito www.albanesi.it che ne detiene i diritti.

Per supercompensazione, nell’ambito dell’allenamento sportivo, si intende il processo biologico attraverso il quale l’organismo si adatta, ritornando a valori di omeostasi e prestativi leggermente superiori, dopo essere stato sottoposto a eventi “stressor” che ne hanno diminuito temporaneamente la capacità di produrre una prestazione.

La supercompensazione è una conseguenza della più generale “sindrome generale di adattamento di Selye”1.

Per i concetti generali sulla supercompensazione con riferimento alla corsa, consultare l’articolo specifico.

Supercompensation

Occorre precisare che questo schema classico con cui viene raffigurato il concetto di supercompensazione è una semplificazione, derivante da un’obsoleta teoria dell’allenamento sportivo, proveniente dalla scuola sovietica, che ne snatura le reali caratteristiche che all’epoca erano ancora poco chiare (Arcelli, 2015).

Tra le imprecisioni più evidenti troviamo l’arbitrarietà della distribuzione dei tempi delle fasi di affaticamento, recupero e durata della supercompensazione.

In realtà, studi più recenti (Olbrecht, 2000) hanno approfondito le modalità del recupero fisico, dimostrando che esso avviene con tempi variabili a seconda delle componenti organiche sollecitate, che esso è influenzato da fattori esterni all’allenamento come alimentazione, sonno, farmaci, stato di salute generale dell’organismo, genere.

Pertanto è decisamente più corretto parlare di eterocronismo del recupero organico, di cui esporremo sinteticamente le singole componenti.

Heterochronism of adaptation

Glycogen in strained muscles (glicogeno muscolare); Fitness level (livello di fitness); Damage to mitochondria (danno mitocondriale)

L’obiettivo di ogni atleta e dei preparatori è quello di dosare gli stimoli e i recuperi delle varie componenti organiche in modo da ottenere una crescita graduale e globale delle prestazioni che porti a essere nelle migliori condizioni nel periodo delle gare (peaking). Questo argomento è trattato nell’articolo che introduce il concetto di periodizzazione.

Analisi sintetica della meccanica dello sforzo ciclistico

Il ciclismo ha delle particolarità tecniche che condizionano la gestione dei carichi di lavoro e conseguentemente le fasi di recupero. Queste sono dovute soprattutto all’ interposizione del mezzo meccanico.

  • Lo sforzo della pedalata avviene per la maggior parte del tempo in condizione di parziale scarico del peso corporeo (posizione in sella). Ciò evita le problematiche legate all’usura da carico in gravità sulle strutture delle gambe, in particolare articolazioni, legamenti e tendini dell’arto inferiore.
  • Il gesto atletico della pedalata, con la variazione data dal livello tecnico individuale (pedalata più o meno efficiente), è un movimento ciclico in cui si alternano contrazioni concentriche di gruppi muscolari antagonisti. In alcune situazioni si possono avere anche momenti di “sforzo pseudoisocinetico”2. Quasi del tutto assente la componente eccentrica e pliometrica3 che risulta essere la più tassante sulle fibre muscolari. Questo è facilmente riscontrabile: i DOMS compaiono con molta rarità anche dopo allenamenti duri e, nel caso, hanno durata e intensità minori.

Come l’allenamento ciclistico stressa l’organismo e i tempi medi di recupero.

L’allenamento ciclistico della forza e delle componenti metaboliche impatta sull’organismo umano in modi diversi che verranno descritti in modo sintetico e semplificato. Inoltre, la suddivisione tra i due tipi di esercitazioni è fatta al solo scopo di evidenziare il tipo di affaticamento prevalente, ma ovviamente non esclusivo, anche perché in una sola sessione di allenamento o gara si va a stressare comunque tutto il sistema neuro-muscolo-metabolico.

Nelle esercitazioni di forza si riscontrano:

  • affaticamento del sistema nervoso centrale (SNC) e periferico con diminuzione della capacità e velocità di conduzione nervosa dello stimolo. I numerosi studi a proposito della fatica del SNC4 hanno indagato aspetti diversi del complesso fenomeno. Partendo dalla pura componente neurologica, facendo riferimento a un esercizio di tipo massimale (massime contrazioni volontarie), il recupero parziale del 50% avviene in 30”, quello dell’80% in 4′-5′ mentre il recupero completo in circa 30′. In caso di esercizi a esaurimento di tipo submassimale, la frequenza di scarica neuronale rimane alterata fino a 24 ore (Carrol, 2016).
  • Affaticamento delle fibre muscolari con parziale danneggiamento delle membrane (DOMS e rabdomiolisi): sebbene, come detto, il ciclismo non comporti contrazioni eccentriche o pliometriche, alcune esercitazioni di forza (scatti, ripartenze) o sforzi eccessivamente prolungati possono comportare un danneggiamento delle membrane connettive delle fibre muscolari. L’apice del dolore si ha tra le 24 e le 48 ore dal termine dell’allenamento per aver un recupero completo, nei casi più estremi, nel quarto giorno. Tale evenienza è comunque molto rara nel ciclista: intensità e durata dei DOMS sono generalmente minori.

Nelle esercitazioni che impattano sul metabolismo energetico si hanno:

  • diminuzione delle riserve di ossigeno legato alla mioglobina nel muscolo: l’emoglobina muscolare ha il compito di trasferire attivamente l’ossigeno dai capillari ai mitocondri. Essa può legare al massimo 11,2 ml di O2 per kg di massa muscolare (circa 500 ml in un atleta di 70 kg). La sua funzione è fondamentale nella fase di restauro rapido di 10”-15” e si completa in 60” in presenza di una buona pressione parziale di O2 ovvero in riposo inattivo (Gaesser e Brooks, 1979).
  • Diminuzione delle riserve di fosfageno muscolare (ATP-PC): il meccanismo anaerobico alattacido, che permette di esprimere massime potenza e velocità (sprint, sorpassi, recupero di brevi gap) per pochi secondi, si basa sul ciclo di scambio dello ione fosfato tra ATP/ADP (adenosintrifosfato e adenosindifosfato) e PC (fosfocreatina) detto globalmente sistema del fosfageno. Al termine di un esercizio massimale il fosfageno esaurito si ricostituisce in due fasi: la prima rapida, che restaura il 70% della riserva in circa 30”, la seconda lenta, che colma il restante 30% entro 3/5 minuti a seconda della disponibilità di ossigeno nelle fibre muscolari, prevalentemente tramite glicolisi aerobica (Hultman et al. 1967; Harris et al., 1976).
  • Alterazione dell’omeostasi acido-base a causa di accumulo di lattato cellulare ed ematico: attraverso vari sistemi l’acido lattico viene rimosso dal sangue. Circa il 18% viene riconvertito in glicogeno, mentre il 65% viene ossidato nel ciclo di Krebs per produrre nuovamente energia (ATP). Poiché le fibre muscolari di tipo I (lente) sono i principali ossidatori del lattato, sperimentalmente si è visto che il restauro in esercizi prossimi alla soglia anaerobica (MLSS5) velocizza il processo.
  • supecompensazione nel ciclismoNel caso di restauro in riposo, il tempo di emireazione del lattato è di circa 15′, ovvero la sua concentrazione si dimezza ogni 15′ per ritornare ai livelli basali entro 60′-70′.
  • Disidratazione e spostamento degli elettroliti di membrana (K+ Mg++): il tempo di ripristino completo attraverso corretta reidratazione e integrazione dei sali è di circa 6 ore. (Weineck, 2007). Sperimentalmente si è osservata un’ottimale reidratazione post-esercizio con soluzioni saline e glicidiche leggermente ipertoniche.
  • Alterazione e danneggiamento delle proteine contrattili della fibra muscolare (actina-miosina): la ricostruzione tramite sintesi proteica si completa in circa 48 ore nel caso di corretta alimentazione/integrazione. (Weineck 2007).
  • Impoverimento/esaurimento delle scorte di glicogeno muscolare ed epatico: la principale fonte energetica per gli sforzi di media e alta intensità, in caso di esaurimento, si ricostituisce completamente in un tempo variabile tra le 24 e le 48 ore. L’integrazione in allenamento e gara con carboidrati a medio e rapido assorbimento può evitare un depauperamento troppo severo delle scorte, in vista di giorni consecutivi di allenamento intenso o gara (ritiri o gare a tappe).
  • L’integrazione immediatamente successiva allo sforzo con carboidrati a rapido assorbimento (glucosio), può velocizzare il processo di ripristino, anche se non completamente.
  • Danneggiamento dei corpuscoli intracellulari (mitocondri): i lavori prolungati ad alta intensità (soglia, VO2max, anaerobico lattacido) stressano le centrali energetiche della cellula, danneggiandole. Il ripristino completo della loro funzionalità avviene in circa 8 giorni (Weineck 2007). Questo va considerato con molta attenzione nel porre esercitazioni di questo genere a distanza ravvicinata tra loro o alle competizioni.

Aspetti generici specifici:

  • affaticamento muscolare in distretti meno coinvolti nello sforzo (dorso, collo, zona lombare). Quest’ultimo aspetto rappresenta almeno inizialmente (dopo uno stop prolungato o nel principiante) un limite fastidioso che va trattato con una buona posizione biomeccanica e un lavoro di allungamento muscolare globale statico delle catene posteriori. La risoluzione può variare da pochi giorni a diverse settimane.
  • Fastidi cutanei e muscolari nella zona perineale dati dalla posizione in sella, rarissimi nei ciclisti evoluti, ma comuni nel principiante: con accorgimenti pratici come la scelta corretta e il posizionamento della sella in base alla larghezza delle ossa ischiatiche del bacino, l’uso di protezioni adeguate al fondello dei pantaloncini e l’uso di unguenti sulla cute e mucose perineali come pasta all’ossido di zinco o preparati tecnici specifici, il problema si risolve in pochi giorni, ma un completo adattamento si raggiunge spesso con almeno un mese di pratica regolare.

Riepilogo

supercompensazione nel ciclismo

Bibliografia

Arcelli E.; La supercompensazione e le sue falsità. Scienza & Sport, pp. 54-57, n. 27, lug.-sett. 2015).

Olbrecht J., Planning, Periodization, Training, Competing and Winning, Sports Resource Group, New York 2000b.

Esposito G. Caporali C.; Triathlon – Il manuale, Miraggi ed. 2010

Allen H., Coggan A., Training and racing with a power meter, Velopress, Boulder Colorado 2010, seconda edizione.

L. Fox, R.W. Bowers, M. L. Foss, Le basi fisiologiche dell’educazione fisica e dello sport, Il Pensiero Scientifico Editore, 1995

Recovery of central and peripheral neuromuscular fatigue after exercise. Carroll TJ , Taylor JL, Gandevia SC.

Weineck J.; Allenamento ottimale, Spitta, 2007.

Note

  1. Hans Selye (Vienna,1907–Montréal,1982) vedi link.
  2. Contrazione isocinetica: contrazione muscolare in cui l’interposizione di un mezzo meccanico obbliga a un movimento a velocità costante, indipendentemente dalla forza applicata dal sistema muscolo-articolazione. Essa è utilizzata in alcune fasi della riabilitazione o in alcune esercitazione tecniche (per esempio, nella preparazione dei piloti automobilistici di alcune categorie) tramite macchinari computerizzati. In alcuni esercizi ciclistici (per esempio, PFR e SFR), la corretta esecuzione porta a eseguire consapevolmente una contrazione simile a quella isocinetica.
  3. Contrazione pliometrica: contrazione muscolare composita in cui si susseguono velocemente una fase eccentrica di pre-stiramento e una fase concentrica dinamica. Un esempio tipico sono i balzelli sulle punte dei piedi o i balzi/salti in discesa dai gradoni. Risulta essere la contrazione più logorante per le fibre muscolari e causa di lesioni leggere (DOMS) o talvolta di infortunio.
  4. Occorre precisare che il SNC sembra avere un ruolo attivo e determinante nella regolazione autonoma dei livelli di fatica erogabili da un atleta. Sinteticamente è “programmato” per proteggere l’organismo dal sovraccarico in un’ottica di sopravvivenza (modello del central motor drive), inibendo l’invio degli impulsi nervosi.
  5. MLSS: in tempi recenti l’uso della locuzione soglia anaerobica è stato soppiantato, tra i tecnici, dalla dizione MLSS, acronimo di Maximun Lactate Steady State, ovvero zona (cardiaca o di potenza) limite di equilibrio del lattato.